Il Laboratorio dei sogni possibili

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Irene Mavilia - Una Roma più civile

Vorrei una Roma che eliminasse gli sprechi e che utilizzi con intelligenza il denaro pubblico, per esempio fornendo software liberi in tutte le scuole e amministrazioni pubbliche, oppure illuminando la città con i lampioni a led.

Vorrei che fossero promossi i luoghi di scambio per il riuso (in particolare di oggetti per l'infanzia) e vorrei anche più asili nido nei posti di lavoro.

Silvia Acquistapace - I miei sogni possibili per Roma

Per andare incontro alla fame di cultura che a Roma si manifesta nei giorni di apertura serale dei Musei, o di loro gratuità, propongo di creare una serie di CARD, destinate a studenti/esse liceali o universitari/e e insegnanti, che garantiscano sconti consistenti nei Musei comunali, in alcuni cinema e teatri , all’auditorium , per l’acquisto di libri o musica in negozi prestabiliti.

Così possiamo ampliare una offerta che in parte esiste per chi possiede Metrebus, applicandola anche a fasce di precariato o fasce socialmente deboli. Vorrei che si organizzassero sistematicamente delle proiezioni destinate alle scuole superiori o inferiori, con finalità formative su temi cruciali quali il rapporto uomo/donna rispetto ai femminicidi e agli stupri, l’omofobia, la convivenza coi diversi.

Poi propongo che i film del Festival di Giffoni siano regolarmente proiettati in parecchie sale romane e non episodicamente. Infine mi piacerebbe che in ogni Municipio ci fossero spazi al chiuso destinati ai giovani, per fare e ascoltare musica, incontrarsi, leggere o connettersi a internet, ballare o altro. Una specie di Centro Giovani come i centri anziani, per ridurre il disagio sociale, facilitare le aggregazioni anche dei giovani immigrati di seconda generazione.

Livio Narici - La scuola per una rinascita culturale

Si sostiene, a ragione, che da questa drammatica situazione di carenza democratica si possa uscire solo con una forte rinascita culturale. Ad esempio si devono “strappare” i cittadini di ogni età dalla TV, dalla visione passiva dei talk show e riportarli in prima persona al centro delle discussioni sulle vicende politiche e territoriali.

Dobbiamo proporre mezzi e luoghi affinché questo cammino possa essere intrapreso. La scuola, l’università, debbono essere al centro di questa nuova spinta culturale. Le scuole, patrimonio pubblico distribuito capillarmente sul territorio, sono il luogo dove i giovani dovrebbero acquisire gli strumenti per disegnare un mondo migliore. Ma dobbiamo guardare lontano, e pensare per la scuola uno scenario culturale più ampio. La scuola deve anche essere il luogo pubblico di accumulazione territoriale di tutte le istanze culturali.

Ragazzi, adulti, anziani dovrebbero trovare nella scuola un’agorà culturale dove poter capire, discutere, continuare a progredire. Il tutto come istituzione pubblica, senza recepire interessi privati di sorta, sfruttando al massimo i propri spazi e le proprie competenze.

I locali scolastici sono infatti sfruttati per motivi istituzionali per poco più della metà del tempo. La mancanza di fondi ha spinto diversi istituti scolastici a “prostituirsi” al miglior offerente affittando i propri spazi ad associazioni private per attività di qualità difficilmente verificabile. L’utilizzo pubblico degli spazi scolastici deve essere un obiettivo della sinistra. Una gestione ottimizzata metterebbe al servizio della comunità locali capillarmente distribuiti sul territorio, ad un costo corrispondente ad una estensione della sola gestione e pulizia.

Nella scuola si potrà:

- organizzare incontri, dibattiti, con studenti e cittadini di ogni età, con esperti, sui problemi del territorio, in una strategia di supporto alle istituzioni pubbliche, per sollecitare i ragazzi a divenire parte attiva in questo processo, per una gestione efficace e trasparente di questi problemi

- far nascere processi di informazione ed educazione continua (si pensi, tra gli altri, al problema dell’italiano per stranieri).

- operare per una integrazione razziale culturale e religiosa, portandovi ad esempio esperti di cultura ROM, organizzando seminari e dibattiti, rendendo l’integrazione delle minoranze un processo di scambio e non solo di “inserimento”.

- tenere qualche seduta del consiglio di Municipio per vincere il disinteresse dei ragazzi (e non solo) per la politica, che si traduce in una consapevole e voluta ignoranza del come la “polis” viene gestita: portiamo queste attività in mezzo ai ragazzi, tra i cittadini.

I fondi alle scuole private, per le grandi opere, per la sopravvivenza della società Stretto di Messina, per l’acquisto di nuovi aerei da guerra, per il sistema Mose di Venezia, potranno essere ridotti (alcuni azzerati) per finanziare un progetto del genere. Queste proposte si indirizzano a tutti i livelli politici: territoriali, locali, nazionali. Ognuno dovrà fare la sua parte, il cammino è lungo, ma alcune di queste idee potrebbero realizzarsi anche oggi stesso.

Facciamo della scuola (e dell’università) il centro del dibattito culturale in ogni quartiere. Buttiamo fuori i privati e riappropriamoci dei siti scolastici, dando forza al “colpo di reni” culturale che può portare l’Italia verso una alternativa seria, riportando i cittadini giovani e meno giovani al centro del dibattito politico, allontanando il baratro verso il quale ci stiamo avviando.

Alessandro Formato - Chiusura al traffico del centro storico e bici sulla metro

Propongo la chiusura totale al traffico privato del centro storico di Roma e l'aggiunta di un vagone adibito al trasporto delle bici su ogni convoglio delle due linee di metropolitana.

Monica Pasquino - La maternità torni ad essere considerata un fatto sociale

Il mio sogno possibile è vivere in una città in cui la maternità torni ad essere considerata un fatto sociale, piuttosto che un lusso per le giovani donne o una lunga malattia che costa troppo per i datori di lavoro; in cui ci sia un assegno di maternità per tutte le madri residenti nel Comune di Roma indipendentemente dalla loro condizione lavorativa, purché con un reddito di fascia non alta; in cui le discriminazioni di genere siano contrastate; in cui l’Amministrazione sta a fianco delle le donne che vogliono conciliare maternità e lavoro e che subiscono il mobbing.

Il mio sogno possibile è vivere in una città in cui si afferma come diritto non negoziabile la genitorialità - eterosessuale e omosessuale, per coppie o single, per cittadini stranieri e italiani. Una città in cui siano potenziati gli asili pubblici e aziendali, si sostengano le reti informali di autoaiuto e le altre infrastrutture sociali che liberano il tempo delle donne.

Dove si promuova una educazione e una cultura che investa le relazioni, spesso costruite attraverso ruoli stereotipati, e solleciti l’equa suddivisione tra i generi dei lavori di cura. Il mio sogno possibile è avere un Sindaco che si fa portatore di battaglie politiche nazionali a sostegno della maternità precaria, due in particolare: - Dal punto di vista contributivo, le fasi della vita dedicate all’accudimento dei bambini vanno considerate come periodi lavorati. In un’ottica di cittadinanza sociale, i genitori vanno tutelati anche dal punto di vista previdenziale: le riforme pensionistiche devono prendere in seria considerazione la opportunità di integrare le pensioni di chi si è dedicato alla cura.

Per questo bisogna dare contributi figurativi legati al numero dei figli (ed eventualmente altri impegni di cura). Poi bisogna dare integrazioni contributive per i periodi di lavoro part time per ragioni di cura, dato che a maggior ragione col passaggio al contributivo chi lavora a part time risulta molto penalizzato nella pensione. - Il congedo di maternità ha un costo (l’integrazione dell’assegno al 100% della retribuzione, i ratei delle mensilità aggiuntive, le ferie maturate anche nell’assenza, i lunghi tempi per rimborsi Inps, etc.).

Questo costo incide particolarmente sui conti delle micro imprese ed è uno dei fattori che generano la discriminazione subita dalle donne al momento della assunzione o i casi di mobbing al rientro dalla maternità. Fin quando i costi della maternità non saranno interamente a carico della fiscalità generale, le donne saranno penalizzate, con riflessi importanti sull’economia del paese e sulla loro autonomia personale ed economica. Per questo le micro e piccole che concedono i congedi di maternità imprese devono avere delle agevolazioni. La maternità e la paternità trasformano le nostre vite, i nostri rapporti, i nostri corpi, le abitudini e gli interessi. Mutano anche il nostro rendimento professionale, spesso questo non provoca una diminuzione del desiderio di lavorare, ma solo un cambio di prospettiva. Con la nostra sensibilità muta anche la nostra creatività, che domani sarà migliore, forti come saremo di aver compiuto l’atto più rivoluzionario che si possa realizzare in tempi di crisi e precarietà: partorire e accudire nuovi esseri umani.

Maura Manganelli

Vorrei che roma fosse una città anche a misura di disabili e anziani, oltre che di pedoni e ciclisti. E che l'assistenza a loro e alle loro famiglie fosse fatta da persone formate e non sottopagate; che non sia carità, ma un diritto in una società solidale. Immagino qualche forma di co-housing alternativa alle case-famiglia (quando esistono), dove si possano realizzare forme di convivenza/assistenza fra chi ha più e meno bisogno, mantenendo la propria autonomia. Magari in qualche edificio pubblico in disuso (caserme, scuole...).... 

Tommaso Mattei

Mi piacerebbe poter vivere in una città vivibile, in cui sia possibile spostarsi liberamente con i mezzi pubblici o in bicicletta a qualsiasi ora del giorno o della notte, così come accade da parecchi anni in molte capitali europee (e non). Alle difficoltà (reali e non) in cui si incorre ogni giorno per la costruzione delle nuove linee di metropolitana è necessario rispondere con una soluzione di superficie.

Che fine ha fatto la famosa 'cura del ferro' proposta dall'amministrazione Rutelli? Bisogna investire sul trasporto su rotaia, in particolare su quello di superficie! Roma è una città con una geografia piuttosto caotica e manca di organizzazione.

Ciononostante, esistono varie direttrici principali che partono a raggiera dal centro e si dirigono verso le periferie (per esempio le varie strade consolari, la Via Colombo, Via Gregorio VII, ecc...) e altre strade di raccordo (come l'Olimpica, la Tangenziale Est, Via Cilicia/Via M.Polo), oltre ad altre arterie di traffico come il Lungotevere, che potrebbero essere sfruttate costruendo una sede tranviaria che ospiterebbe linee di metro/tram ad alta frequenza che collegherebbero rapidamente le varie zone della città.

Va da sé che lungo queste linee verranno creati nodi di scambio con il trasporto pubblico locale delle singole zone (quest'ultimo su gomma) in modo tale da favorire lo spostamento rapido dei cittadini senza l'utilizzo del mezzo proprio. Un altro intervento fondamentale e facile da attuare perché da anni parzialmente completato sarebbe la chiusura dell'anello ferroviario, sul quale potrebbe essere istituita una linea metropolitana circolare.

Oltre a ciò, bisogna incentivare la circolazione delle biciclette costruendo piste ciclabili in corsia protetta lungo le arterie sopra citate e anche a livello locale e cercare di creare uno spazio riservato alle biciclette sui mezzi di trasporto pubblico come tram e metro. In questo modo si potrà attraversare Roma utilizzando la bicicletta e il tram, azzerando traffico, inquinamento atmosferico e acustico.

La riduzione consistente (se non totale) del traffico nel centro storico verrebbe sicuramente favorita dal decentramento degli uffici e dei 'palazzi del potere'. Lo spostamento dei ministeri in aree periferiche, infatti, valorizzerebbe le periferie e, come accennato sopra, ridurrebbe consistentemente il traffico verso e all'interno del centro storico che potrebbe essere trasformato in una grande isola pedonale e ciclabile con navette elettriche.

Un altro punto a mio avviso di fondamentale importanza è la garanzia di una parte del trasporto pubblico anche durante la notte, almeno di giovedì, venerdì e sabato, o, comunque, in presenza di eventi e manifestazioni importanti. L'attuale rete notturna non copre adeguatamente il territorio romano e ha frequenze e mezzi a dir poco vergognosi. Non è possibile che la gente che voglia assistere ad un concerto, ad una manifestazione o che voglia semplicemente andare a farsi una birra o una serata in discoteca con gli amici sia sempre costretta ad utilizzare un mezzo proprio.

Nelle maggiori città europee viene garantito un servizio pubblico notturno eccellente, al pari di quello diurno (la rete di bus notturni londinese è davvero impressionante, per non parlare delle linee di metro h24 che circolano a Berlino). Sono convinto che con il giusto impegno, le dovute misure economiche e finanziarie (come altri cittadini sarei disposto a pagare il giusto per un servizio che funziona e risponde alle mie esigenze) rendere Roma una città più 'europea' e vivibile è senza dubbio possibile. 

EndFAQ

Commenti   

 
0 #2 giorgia 2013-05-22 09:45
Scuola
propongo, soprattutto le scuole elementari, l'attivazione di convenzioni con centri sportivi (magari con i centri sportivi dei municipi) per introdurre all'interno dell'orario scolastico (tempo pieno) 2 o 3 ore di attività sportive.
Molti genitori non possono permettersi di iscrivere i propri figli alle attività sportive pomeridiane presso centri privati.
Le attività sportive, in questo modo potrebbero essere parte integrante dei programmi scolastici e i bambini potrebbero praticare sport differenti e scegliere tra diverse proposte.

Lo stesso farei per la musica, inserirei almeno 2 ore a settimana di musica, dando la possibilità ai bambini di scegliere tra diversi strumenti musicali.

Un caro saluto a voi tutti e un augurio di buon lavoro
In bocca al lupo Sandro
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0 #1 giorgio 2013-03-20 13:30
buona scelta!!
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