Scuola

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Anna Maria Bruni - Per il rilancio della scuola pubblica, cominciando dal Comune  

La scuola pubblica statale, eccellenza del nostro paese per sviluppo di cultura, sapere critico e cittadinanza, è ridotta oggi ad un edificio svuotato di tutti i suoi beni da anni di tagli e riforme a beneficio della privatizzazione, con un sistema sempre più burocratico e autoritario.

Segue a ruota il Comune, che la gestione Alemanno ha trasformato in un ente privato a beneficio degli accoliti, a danno di qualità e ricchezza delle nostre scuole elementari e d’infanzia e di un reale servizio ai bambini e alle famiglie. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: azzeramento delle Aec, mense costose e di dubbia qualità, contributi “volontari” di fatto obbligatori, aule “pollaio”, edifici fatiscenti.

A cui si aggiungono i danni della precarizzazione e dei tagli dei posti di lavoro. La conseguenza è la crescita esponenziale di dispersione e abbandono scolastico. I numeri parlano chiaro: già nell’anno scolastico 2008/2009 2615 ragazzi, tra interruzioni, abbandoni e mancate validità, non hanno più frequentato la scuola. Ed è inutile dire che se vi va per Municipi, ci si accorge che la distribuzione è di classe: per toccare due estremi, il tasso di bocciatura nel II arriva al 5,30%, che sale al 18,77 nel V Municipio.

Il dimensionamento ha peggiorato la situazione, tagliando altri posti di lavoro ed affollando ulteriormente le classi, in edifici di cui il 59% è stato costruito prima del 1974, e un quarto di questi non ha mai avuto manutenzione. Nel 78% non vengono rispettate le norme antincendio, in molti casi mancano gli ascensori (indispensabili per i disabili), solo il 24% possiede un certificato di agibilità statica o uno igienico-sanitario, il 46% non ha una palestra, in un terzo i cortili sono trasformati in parcheggio-auto, un edificio su tre ha la mensa e uno su due la biblioteca. Quasi la metà degli edifici è privo di un laboratorio didattico e un terzo di un aula computer, mentre 3.800 istituti sono stati “disconnessi” per ordine del Ministero, alla faccia dell’era internet per la scuola.

Mentre dal Comune arriva il nuovo bando per l’assegnazione della gestione delle mense, che peggiora la qualità aumentandone i costi. In sostanza, un lavoro incessante e certosino che sta trasformando la scuola in un servizio pubblico a domanda individuale, del quale rimarrà gratuito il livello strettamente necessario (un banco e quattro mura scalcinate), per fornire tutto il “sovrappiù” solo dietro pagamento.

Ma le tante battaglie messe in campo da genitori e docenti suggeriscono di guardare alla sostanza, che c’è dietro la deprivazione economica. La difesa del tempo pieno, l’ora alternativa all’Irc, insegnanti d’inglese, Aec, mense biologiche a km 0, difesa degli organi collegiali e assemblea degli studenti contro la pdl 953, contro il dimensionamento e l’invalsi, la stabilizzazione dei precari su tutti i posti vacanti, il sostegno 1:1, sono i tanti tasselli di un mosaico che ridisegna una scuola ben diversa da quella attuale, capace di innescare un’idea di società generosa e inclusiva, di offrire le stesse possibilità a tutti, e di produrre intelligenza collettiva e qualità attraverso la seduzione del sapere.

Temi che riguardano competenze diverse, non solo del Comune. Il tavolo che proponiamo vuole provare a ridefinire insieme quel progetto di scuola pubblica con un nuovo governo della città, partendo da quelle che riguardano il Comune, che sono:

1. azzeramento dei contributi alle scuole private;

2. investimento a copertura dei costi delle mense scolastiche, allargando le fasce di riduzione o di esenzione totale;

3. riqualificazione degli edifici scolastici di concerto con la Regione affrontando finalmente il fenomeno del pendolarismo, attraverso l’adeguamento del numero delle scuole nei diversi Municipi, estendendo il tempo pieno nella scuola per l’infanzia e nella scuola primaria, e come possibile sperimentazione nella scuola secondaria;

4. azzeramento del costo dell’abbonamento ai mezzi pubblici per tutti gli studenti;

5. aumento del contributo per i libri di testo;

6. reinternalizzazione degli asili nido e dei servizi sociali relativi all’assistenza ridefinendo su questa base gli stanziamenti di bilancio, preservando il servizio e i posti di lavoro, che devono essere stabilizzati;

7. eliminazione delle gare di appalto al massimo ribasso per i servizi sociali che rimangono in gestione alle cooperative sociali;

8. certezza e puntualità dei pagamenti, nel rispetto dei contratti collettivi del settore dei servizi educativi. Attraverso la costruzione di un programma condiviso ci sembrano un buon inizio per affrontare problemi, sperimentare nuove soluzioni, e ridefinire diritti collettivi più generali, anche per la scuola pubblica statale.

Questi punti vogliono essere solo il pretesto, diciamo così, per aprire un tavolo di confronto fra quanto sono interessati al tema della scuola. Muovendoci all’interno di due coordinate, e cioè da una parte cominciare ad immaginare insieme come ridisegnare la scuola che vogliamo oggi, alla luce dei tanti cambiamenti che ci stanno attraversando e contemporaneamente delle preziose esperienze che in tanti hanno messo in piedi, come singoli o come coordinamenti, nelle scuole; e dall’altra mettere in fila i problemi da affrontare subito.

Sono tante le realtà, di genitori, studenti e docenti, che hanno molto da dire, dalle scuole pubbliche come dall’esperienza delle scuole popolari, che si va espandendo sempre più. Insieme possiamo costruire un percorso cittadino, ed un osservatorio che, Municipio per Municipio, ci aiuterà a monitorare la realtà, per cambiarla. Scuola per scuola, quartiere per quartiere.

Il primo incontro è fissato per venerdì 5 aprile alle 17 nella sede del Comitato civico, in via Campo Boario 1-via Ostiense 2.

 

Report primo incontro tavolo scuola - 5 aprile 2013

All’assemblea erano presenti:

Gennaro Loffredo, maestro elementare – X Municipio

Davide  e Maurizio, studenti universitari - Scuola popolare Carla Verbano - IV Municipio

Rosa Mordenti, mamma materna e elementare - III Municipio

Mauro Giordani, genitore scuola Pisacane, osservatorio mense cittadino - VI Municipio

Maria Giuliano, insegnante - XI Municipio

Fortunato, genitore scuola elementare - XVI Municipio, Monteverde -  coordinamento elementari Roma – blog: genitoreattivo.wordpress.com

Francesco Cori, insegnante precario – XVI Municipio, Monteverde

Francesco Locantore, insegnante precario, XI municipio

Antonia Sani, ex insegnante – XX Municipio

Luisa Guidotti, genitore IIS Enzo Ferrari,  X Municipio

Carla Spaziani, genitore Cavour – I Municipio

Daniela Evangelista, Terapeuta del movimento, servizi sociali IX Municipio – Ccp IV Municipio

Andrea Lusenti, studente universitario – X Municipio

Camilla Pizzimenti e (Studente liceo Socrate), studenti liceo Socrate, collettivo Dante Di Nanni – XI Municipio

Roberto Villani – IV Municipio

Massimo Prudente, genitore elementari, medie, liceo Aristofane– IV Municipio

Colette Benaurus, insegnante di francese – XI Municipio

Giorgio Coluccia – ricercatore universitario – - sinistra critica - VIII Municipio

Maria Luisa Gizzio, ex insegnante – IV Municipio

Anna Maria Bruni, giornalista – Comitato civico

 

Anna Maria Bruni:

Dopo aver accennato brevemente ai punti proposti nel testo di convocazione (che non ripeto qui, per tutti il testo è on line nella sezione del tavolo scuola) invito tutti ad esporre problemi e criticità vissuti nelle scuole da studenti, docenti o/e genitori, ma anche a riportare le esperienze di lotta in piedi per socializzare esempi ma anche limiti da superare, e per coinvolgere anche le scuole di altri ordini e gradi presenti prima di tutto con l’informazione.

L’obiettivo è duplice: il primo, molto concreto, è quello di elencare tutte le questioni che vogliamo costituiscano il programma della Repubblica Romana sulla scuola, ed il secondo, di più ampio respiro, è quello di ridisegnare la scuola che vogliamo. Obiettivo ambizioso ma contemporaneamente realista, perché da una parte ci consente di aprire un processo costituente che va oltre le elezioni, permettendoci di uscire dalle incessanti battaglie con cui abbiamo difeso la scuola pubblica, consapevoli che nel frattempo i tempi sono molto cambiati e la scuola è stata comunque ridotta all’osso, e dall’altra ci consente di darci come programma proprio quello di ridefinire la scuola nel suo complesso, dai programmi agli ordinamenti, ed in questo contesto inserire in modo ragionato i punti del programma.

Inoltre aggiungo che da questo punto di vista un contributo può venire dalle scuole popolari, per la loro funzione di raccordo tra la scuola e il territorio, con la volontà di far emergere criticità soprattutto dal punto di vista delle materie di studio e della didattica. Per questo ho chiesto ai compagni della scuola popolare Carla Verbano di essere presenti; loro stessi potranno raccontarci quali elementi sostanziali da questo punto di vista hanno già rilevato, seppure in un periodo relativamente breve, dal momento che è un’esperienza ancora giovane.

Questo di oggi vuol essere il primo momento di un percorso così individuato, che naturalmente si arricchirà o si modificherà in base ai contributi di tutti, e che deve cominciare semplicemente dalla socializzazione dei problemi che ciascuno sta affrontando, o che comunque ha individuato come temi che ritiene indispensabili in un programma che riguardi la scuola.

Propongo perciò di cominciare da chi, fra noi presenti, vive le scuole d’infanzia ed elementari, perché sono quelle che dipendono direttamente dal Comune, per poi passare la parola a chi vive le scuole superiori perché anche in questo ambito, pur non di competenza, possono venire proposte che in ogni caso il Comune può accogliere o affrontare con loro.

Gennaro Loffredo:

Una delle questioni urgenti da mettere in evidenza è quella della formazione professionale:

1. la gestione da parte del Comune, trasformato in un ente privato da un precedente emendamento allo statuto che consente la partecipazione ai bandi;

2. la riqualificazione: E’ necessaria una discussione con i lavoratori del settore sullo stato del loro lavoro; ed altrettanto necessaria è una revisione di carattere culturale che impedisca alla formazione professionale di diventare il ghetto dei ragazzi espulsi dalla scuola, senza peraltro alcun reale traguardo. Revisione che comincia con la conquista del diritto della scuola dell’obbligo fino a 18 anni, e della totale rivisitazione del concetto di apprendistato, che oggi è solo un bacino di sfruttamento del lavoro.

Siamo l’unico paese in Europa che ha l’obbligo scolastico a 16 anni, e con apprendistato e formazione professionale abbiamo addirittura derogato a questo obbligo;

3. la costruzione di un polo pubblico

L’altro aspetto è quello dei centri di educazione degli adulti, da riportare in ambito pubblico.

Camilla Pizzimenti:

Penso che molti lasciano la scuola perché costa e costa sempre di più, e quindi molti la lasciano sperando nella formazione e nel lavoro. Non a caso molto dell’abbandono scolastico è a seguito di bocciature, che diviene un elemento di classe

Gennaro Loffredo:

E’ assolutamente vero, infatti dobbiamo dire con chiarezza no ai finanziamenti alle scuole private; mentre i mezzi pubblici devono essere gratuiti, come le mense, gli alloggi per l’università, e i libri di testo in comodato d’uso gratuito.

In questo senso è possibile mettere a valore gli ex IPAB e le caserme in abbandono, facendo così emergere gli affitti in nero. Ma l’obiettivo è quello di arrivare a realizzare studentati, mettendo un punto definitivo alle stanze in affitto per gli studenti nelle case dei privati.

Dobbiamo capire come il Comune può spingere per avere una ristrutturazione edilizia complessiva in questo senso.

Questione che apre il tema cruciale del dimensionamento, per il quale dobbiamo prevedere un percorso partecipato in tutti i Municipi per capire di cosa hanno bisogno le realtà territoriali, per ripristinare gli istituti accorpati

(Studente liceo Socrate):

A proposito dei temi sollevati, vogliamo chiarire che la scuola ha un costo sempre più insopportabile: la spesa media è di 500 euro perché paghiamo libri, iscrizione, contributo volontario, e trasporti. Quindi i punti precisati dall’intervento precedente ci interessano tutti, a cominciare dalla questione dei libri di testo da cambiare ogni due anni, che è insopportabile, e che apre tutto il tema della digitalizzazione, non facilmente liquidabile.

Ma in particolare vogliamo sottolineare la questione dei trasporti.

Quest’ultimo punto incide sull’isolamento e la marginalizzazione di molti ragazzi, che finiscono per non scegliere i licei in quanto inesistenti nei quartieri, e con un collegamento altrettanto inesistente, o comunque  malfunzionante.

Il pendolarismo è quindi una delle priorità, perché la soluzione consente una vera scelta dell’indirizzo da intraprendere.

Un altro punto che vorremmo approfondire riguarda il tempo pieno, già sollevato nel testo di convocazione. Da noi il tempo pieno esiste perché è autogestito: teniamo aperta la biblioteca fino alle 19,30 e abbiamo aule a disposizione per studiare. Questa è stata una battaglia del nostro collettivo, perché pensiamo che avere la scuola aperta a disposizione di noi studenti sia una conquista.

Anna Maria Bruni:

Questa è in effetti una bellissima conquista; parlare di tempo pieno è il passo successivo, perché significa rimettere in discussione programmi e didattica ed affrontare la questione dello studio laboratoriale, dei gruppi di studio e delle lezioni autogestite, con il supporto solamente iniziale degli insegnanti. E questo naturalmente è un capitolo tutto da aprire, che vorrei fare anche sulla base delle passate esperienze dei licei Sperimentali.

Giorgio Coluccia:

Dobbiamo fare di Roma la capitale della scuola pubblica, con il tempo pieno in tutte le scuole fino ai 18 anni, che vuol dire una rivoluzione della didattica

Mauro Giordani:

Io riporto l’esperienza che stiamo facendo riguardo alla battaglia contro il nuovo bando mensa, per difendere le caratteristiche di qualità che abbiamo avuto finora, connessa tra l’altro alla questione i temi del tempo pieno e del tempo prolungato. Il nuovo bando è in fase molto avanzata; i termini sono scaduti a novembre per le nuove ditte, ma naturalmente anche se avrebbe dovuto essere in vigore dal primo gennaio non sarebbe stato possibile cambiare radicalmente il servizio da un giorno all’altro, quindi per fortuna ancora siamo nella posizione di impedirlo. Il prossimo mercoledì 10 aprile ci sarà un presidio in Campidoglio, e contemporaneamente stiamo pensando ad una assemblea cittadina. I motivi di opposizione al bando sono tanti (c’è anche una pagina Fb per essere sempre aggiornati http://it-it.facebook.com/pages/Osservatorio-popolare-sullalimentazione-dei-bambini-e-delle-bambine-Roma/581090538569317).  Fino ad oggi abbiamo avuto una situazione di eccellenza, con agricoltura biologica certificata e quindi qualità del cibo per i bambini; il bando ne riduce la presenza in modo radicale perché elimina pasta, olio e pomodoro biologici, che sono cibi base presenti tutti i giorni, e si contrappone alla logica del Km 0, arrivando fino a 300 chilometri dalla capitale, per il rifornimento alimentare.

Connessa a questo è la cancellazione dell’educazione alimentare per i maestri e i bambini che è fondamentale, e che a Roma è stata finora un’eccellenza.

Inoltre il bando esclude l’obbligo della ristrutturazione dell’edilizia scolastica per le ditte che vincono l’appalto, quindi il pasto aumenta di costo perdendo la qualità e senza neanche includere quest’onere. Per giunta stanzia 20 milioni di euro su 5 anni solamente per pagare i controlli burocratici, che si traducono nella fotocopia in cartaceo che certifica il passaggio dal luogo di produzione primario alla destinazione – per dimostrare che il trasporto avviene con mezzo euro 5 e quindi non inquinante, che è un paradosso dal momento che nocività e inquinamento possono venire, per fare un esempio, dai pomodori del casertano, territorio notoriamente inquinato.

Il bando è per 440 milioni di euro, il più consistente in Europa, e le ditte aggiudicatarie sono multinazionali, con tutta la filiera connessa. Non dobbiamo perdere di vista il fatto che ci sono grandi centrali di produzione agricola in Italia che devono garantire gli interessi dei loro associati:

non producono biologico, né fanno una politica di attenzione al territorio, ma muovono milioni di voti.

Questo tema per noi deve essere al centro della campagna elettorale: chiediamo che ci si esprima con chiarezza sulla questione mense, ma non dimentichiamo che l’opposizione in consiglio ha votato questo bando.

Anche l’autogestione, che a Roma riguarda il 20% delle scuole, è diventata un’autogestione di cassa, perché non si sta più entrando nel merito dell’affidamento dell’appalto, benché lo stesso Consiglio di Circolo potrebbe, e inoltre anche le eccedenze finiscono nelle casse del Comune, che non le reinveste nella scuola.

Le proposte di lotta sono: l’autoriduzione per non pagare il bando, il rientro delle eccedenze di cassa alla scuola per le attività integrative e non, come avviene oggi quando le eccedenze rientrano, per la manutenzione degli edifici, che dovrebbe essere di tutt’altra competenza.

Massimo Prudente:

le mense vengono autogestite davvero dalle famiglie, il punto è che Alemanno sta osteggiando tanto questa possibilità che sta riuscendo a sfilare la gestione alle scuole.

Il Comune gestisce in proprio oltre 2400 ettari certificati biologici, in particolare alla Marcigliana e Castel di Guido, con produzione essenzialmente di latticini; queste aziende sono in perdita e sono mantenute in piedi dal bilancio del Comune.

Proposte: rimettere in sesto queste aziende, produrre ortofrutta, olio, cereali, latticini e distribuirle alle mense delle scuole e  degli ospedali, realizzando così km 0 e biologico, oltre a avviare nuovi posti di lavoro.

Questo elimina definitivamente la questione del finanziamento ai privati per i servizi.

Antonia Sani:

Dovremmo avere uno specchio, Municipio per Municipio, di come le scuole private sono finanziate dal Comune, oltre che avere i dati dei bambini esclusi dalle scuole d’infanzia comunali.

Inoltre dobbiamo tutelare la laicità della scuola fin dalla scuola d’infanzia, perciò la proposta è che l’attività alternativa all’irc sia consolidata e in automatico, senza doverne fare richiesta come se questa, e non il contrario, fosse l’eccezione.

Rosa Mordenti:

Io vorrei sollevare il dramma dei nidi, perché la precarizzazione selvaggia delle lavoratrici, l’apertura di spazi privati a macchia d’olio che costano e non sono controllati, luoghi dove si paga poco ma la qualità è inesistente, così come la presenza del personale in certe fasce orarie, stanno degradando quello che è un presidio di cittadinanza per tutti, che ti insegna ad essere genitore. E vorrei sottolineare la divisione di classe nell’offerta formativa, perché solo chi ha soldi, tempo, cultura, desiderio cerca un nido con una formazione di qualità su tutti i fronti: ma è un lusso, un servizio a domanda individuale, non un diritto. Mentre questi elementi devono ridiventare diritti. Con Alemanno in questi anni c’è stato uno scatto all’indietro violentissimo.

Proposta: tornare a scuole d’infanzia di qualità: con il Project financing le scuole d’infanzia sono state costruite in convenzione con i privati; vanno riportate nel pubblico e vanno reinternalizzati i servizi

Mauro Giordani:

E’ una questione che va collegata alla qualità della vita; dobbiamo immaginare la città dei bambini, con i bambini che formano un loro consiglio, perché sono un’entità autonoma che esprime i suoi bisogni e deve essere ascoltata. I bambini devono poter conquistare una loro autonomia, andare a piedi a scuola, e la città deve prendere atto che i bambini girano da soli a piedi per la città. E questo vuol dire che la scuola deve essere collegata al territorio

Massimo Prudente:

Io penso a un rinascimento culturale di Roma; ho messo in fila i punti (dei quali alcuni non ripeto perché sono nel testo di convocazione, e perché il contributo è stato messo online nella sezione del tavolo scuola):

azzeramento contributi nidi e scuole private (o è nel programma oppure possiamo discutere di referendum come a Bologna)

ristrutturazione degli edifici scolastici, eliminazione delle barriere architettoniche, bioedilizia

uso del fotovoltaico e no a nuove concessioni

tempo pieno in tutte le scuole di ogni ordine e grado

progetto scuole aperte

biblioteche

reinternalizzaizone servizi Aec

posti di lavoro stabilizzati e certezza pagamenti

piedibus (proposta diversa ma non alternativa a quella di andare a scuola a piedi)

orti scolastici e semenzai

raccolta differenziata e produzione di compost

- utilizzo software gratuito, no wifi, si al cablaggio via cavo

sviluppo cultura digitale

monitoraggio e no ad istallazioni di antenne su scuole e edifici adiacenti (100 metri)

Fortunato:

Io volevo giusto sollevare la questione dell’azzeramento delle AEC (oltre che del sostegno), che invece deve appunto essere ripristinato fino all’esaurimento della domanda, con la reinternalizzazione, la stabilizzazione dei posti di lavoro e il rispetto dei pagamenti. Una delle opzioni che può sostenere la proposta è sicuramente quella che diceva Mauro, del reinvestimento delle eccedenze delle mense nelle stesse scuole.

Gennaro Loffredo:

va istituito un albo regionale con la diversificazione delle competenze

Daniela Evangelista:

Io volevo sollevare il tema dei servizi sociali che già da questa estate non avranno più una lira. Sandro è l’unico che ne ha parlato, ma noi siamo davvero sul ciglio di un burrone, con un taglio del lavoro e quindi dei posti radicale, e senza contare che ora nel centro diurno un ragazzo può rimanere fino a 18 anni, poi è il vuoto. C’è un passaggio-ponte di un anno alla Asl, e poi niente.

Nelle scuole la situazione non è molto diversa, l’espressione corporea e le danze sono state letteralmente bandite mentre è assodato che il movimento accelera il processo cognitivo. Ma qui siamo nel regno delle fiabe secondo questa politica, mentre queste dovrebbero essere materie di base. Ora tutto è assolutamente aleatorio; l’insegnante decide di suo senza che vi siano scelte collegiali né niente del genere, non c’è alcuna scelta programmatica né didattica, come se fosse tutto a morire.

Proposta: creare forme cooperative o associative con le famiglie dei ragazzi, con turni di gestione collegiali. Perché ora non sanno letteralmente dove andare, e sono allo sbando

Gennaro Loffredo:

Tieni conto che io sto creando una società di mutuo soccorso metropolitano, se può essere utile

Davide:

La scuola popolare è nata sulla necessità di uscire dalla gestione mercantilistica della scuola pubblica, ripensando ai criteri con cui viene esercitata la didattica, e non solo, ma anche a quello che si studia. E’ stata una risposta ad un bisogno del quartiere, che ha in effetti trovato un grande riscontro nelle famiglie e nei ragazzi, perché diversi hanno avuto una risposta positiva nella relazione, che ha permesso loro di approcciare in modo più reattivo lo studio, ed in altri è diventato uno stimolo a misurarsi con la possibilità, fin dal liceo, di aiutare i più piccoli a studiare. Questa ci sembra già una buona risposta ad un’urgenza, che è quella della dispersione scolastica. Ora ci siamo orientati a lavorare con le medie di primo grado, e contiamo di accrescere il radicamento del territorio, e con questo di sviluppare anche il tema dell’integrazione culturale, e con le stesse scuole pubbliche, perché il nostro non vuole essere un servizio sostitutivo, ma al contrario pensiamo debba portare a galla criticità e contraddizioni che vanno poi riportate nelle scuole pubbliche per migliorarle.

Anna Maria Bruni:

chiudiamo questo primo incontro considerando che molti sono già i punti che con un successivo confronto potranno essere messi nel programma, mentre alcune proposte di lavoro possono essere avviate ora: sono quelle del monitoraggio del finanziamento alle private e dei bambini esclusi dai nidi. Con i coordinamenti già attivi nei municipi si può avviare questa ricognizione, e sarò io stessa a verificare questa possibilità.

Il prossimo incontro, che si propone per martedì 30 aprile alle 17, avrà all’ordine del giorno i seguenti punti:

rilettura dei punti del programma fin qui proposti

ridiscussione dei punti rimasti aperti (piedibus, formazione, digitalizzazione, rappresentanza)

proposte per una  festa della scuola cittadina da tenersi domenica 19 maggio

A margine, faremo un breve resoconto del lavoro di monitoraggio su asili nido e finanziamenti ai privati finora svolto.

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