Rifiuti
- Dettagli
- Pubblicato Venerdì, 25 Gennaio 2013 19:21
Anna Pacilli - Testo di convocazione
Per mettere una toppa alla fallimentare gestione dei rifiuti di Roma è arrivata, contro ogni norma e ogni logica, l’ennesima proroga della discarica di Malagrotta, a sancire l’insipienza degli enti preposti, decisi da tempo a scaricare ogni responsabilità in un misto di demagogia e populismo. Sono invece innanzitutto il Comune e la Regione, ma anche la Provincia, ad avere le competenze su questa materia. Oltre a scegliere di non agire, arrivando a farsi commissariare ancora una volta, gli amministratori del nostro territorio continuano a non promuovere alcuna politica concreta nella direzione indicata dall’Europa. L’ordine di priorità delle azioni per gestire i rifiuti sono: prevenzione; preparazione per il riutilizzo; riciclaggio. E’ evidente che, facendo funzionare queste prime tre fasi, le discariche diventano davvero marginali e l’incenerimento semplicemente impraticabile. La situazione a Roma è invece la seguente: politiche di prevenzione per produrre meno rifiuti neppure considerate; raccolta differenziata al palo, ancora di più il porta a porta, che invece ha avuto successo nei pochi quartieri dove è stato avviato; impianti di trattamento largamente insufficienti; filiera del riuso e riciclo praticamente inesistente. Ci sono invece gli inceneritori, in funzione da tempo nel Lazio (l’ultimo è stato costruito proprio a Malagrotta), con i risultati evidenti a tutti. Candidarsi a governare il Comune vuol dire inevitabilmente affrontare il tema dei rifiuti, con un programma in linea con le priorità ricordate, le sole in grado di fronteggiare l’imminente stato di crisi e di delineare una strategia di uscita da una situazione ingovernata da anni e non degna della Roma che vogliamo. L’unica strada praticabile per scongiurare la necessità di nuove discariche.
Report del primo incontro - 21 gennaio 2013
Tavolo di confronto sulla gestione dei Rifiuti a Roma, Riduzione, recupero, riciclo, senza nuove discariche né incenerimento, per la costruzione del programma elettorale MedicixRoma
Il 21 gennaio si è svolta presso la sede del Comitato civico MedicixRoma, in Via Ostiense 2 la prima assemblea tematica per la costruzione partecipata del programma elettorale della lista civica che sostiene la candidatura di Sandro Medici al Comune di Roma.
TERMINE PER L’INVIO DEI CONTRIBUTI SCRITTI: 4 FEBBARIO
Invia il tuo contributo a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
A Monica Pasquino viene chiesto di introdurre il metodo di lavoro delle assemblee tematiche aperte, previste da dicembre a marzo per la costruzione partecipata del programma elettorale della lista civica MedicixRoma. Monica sottolinea fra l’altro la possibilità di inviare elaborati scritti per contribuire alla discussione sui singoli argomenti, oltre che organizzare sottogruppi per affrontare problemi specifici. I testi (individuali o collettivi) saranno pubblicati sul sito sandromedici.it, lunghezza massima 500 parole.
Sono inoltre previsti momenti di confronto assembleare associati a modalità online di discussione e decisione (liquid feedback, grazie all’aiuto del Partito Pirata), che condurranno a una giornata di plenaria conclusiva. Anna Pacilli introduce quindi il tema in discussione, ricordando la situazione in cui versa Roma e sottolineando necessità di seguire le priorità Riduzione, Recupero e Riciclo per una corretta gestione dei rifiuti. E’ sulla riduzione a monte della produzione di rifiuti solidi urbani (Rsu) che bisogna innanzitutto puntare, tenendo conto delle competenze e delle possibilità concrete di un sindaco.
Ricorda poi, fra l’altro, che proprio sulla riduzione dei rifiuti lavorano alcune delle realtà intervenute all’assemblea. Riccardo Rifici, della Cgil del ministero dell’Ambiente, premette che non c’è niente da inventare a proposito della gestione dei rifiuti, ma che il nodo è la volontà politica. Quindi, a chi si candida a governare Roma va chiesta prima di tutto un’affermazione di volontà politica affinché si facciano le cose indispensabili per affrontare la tragedia dei rifiuti nella capitale, che vuole anche dire dare fastidio. Poi, accenna alle possibili azioni, a partire dalla raccolta dell’umido e dal sistema porta a porta.
Ma anche gli acquisti verdi da parte della pubblica amministrazione, sui quali il ministero lavora da tempo. Accenna quindi alla discussione già in atto sulla riscossione della tariffa direttamente da parte del Comune e non delle ex municipalizzate, ormai di fatto privatizzate. Infine, si concentra sulla necessità prioritaria di informare i cittadini, a partire dalle scuole. Luca Cumati, del Coordinamento Rifiuti Zero nel Lazio (aderente al Forum Rifiuti Zero Lazio, che collega una quindicina di comitati e associazioni del territorio regionale), presenta la Piattaforma politica preparata dal Forum. Si tratta di una sintesi, in 10 punti, delle indicazioni da dare alla politica per un diverso modello di gestione dei rifiuti.
La Piattaforma, dice Luca, che viene presentata a Sandro verrà sottoposta anche a tutti i candidati alla presidenza della Regione. Fra i punti, ricorda le grandi possibilità di occupazione che arrivano dal sistema di raccolta porta a porta e la necessità di prevenire e ridurre la produzione dei rifiuti. Cita in proposito il dato di 1 a 70 come rapporto fra quantità di oggetti post consumo e quantità di rifiuti industriali associati, cioè: per produrre quell’1 diventato rifiuto, a monte c’è un 70 di rifiuti industriali.
Silvia Verde, della Rete Zero Waste del Lazio, illustra alcune voci della proposta di delibera di iniziativa popolare messa a punto e da presentare all’assemblea capitolina. Fra le altre, traguardo rifiuti zero entro il 2020, mense, detersivi alla spina, centri per la riparazione degli oggetti, riuso degli impianti di Tmb, istituzione di osservatori municipali, tariffa in base alla differenziazione, riduzione dell’assimilazione dei rifiuti speciali a rifiuti urbani, ecc. Gianni Cirino, fisico, aderente ad Alba, introduce un tema piuttosto delicato, che suscita dibattito: il ciclo dei rifiuti integrato a quello dell’energia.
Oggi, dice, la tecnologia lo consente, e non vuol dire incenerimento ma integrazione, partecipazione e controllo a livello territoriale: in pratica compost per centrali a biomasse. Questa posizione è espressa in una mail inviata da Gianni prima dell’assemblea, che riportiamo per illustrarla con le sue parole: “Una politica di gestione dei rifiuti, basata su un ciclo integrato, che preveda a monte la raccolta differenziata, il processo di separazione della parte umida (ordine del 70% della composizione), il processo di compostaggio e di separazione della parte riusabile e infine l'incenerimento controllato della parte non riciclabile, può essere associata con una politica di produzione di energia rinnovabile, che utilizzi il compostagio in impianti a biomasse, sicuramente più efficienti degli inceneritori e molto meno inquinanti, l'utilizzo di queste tecnologie insieme ad altre FV solare termico, eolico, è la base per la costruzione di una rete decentrata ed intelligente (grid network) di produzione e distribuzione di energia, la base di un modello decentrato, locale e, perciò, gestibile e governabile a livello locale, di un progetto energetico alternativo alla attuale rete di produzione e distribuzione”.
Paolo Tani, Usb dell’Ama, parte dall’esame delle situazione, che presenta diverse emergenze: azienda, impianti, raccolta differenziata, prevenzione. Così come intendono oggi la raccolta porta a porta, precisa subito, non si risolverà niente. L’esempio del fallimento è il IV municipio, con bidoncini agli abitanti più i cassoni stradali, con l’obbligo nei giorni di raccolta di portare fuori i bidoncini e poi ritirarli, con evidenti disagi e impossibilità pratiche. Guarda caso prima delle elezioni, il Comune ha intenzione di allargare questo sistema (che però è fallimentare) ai municipi XII, VIII, XV, XVII e XVIII.
C’è poi la carenza di impiantistica, le isole ecologiche che mancano e che invece possono promuovere comportamenti virtuosi da parte dei cittadini. Un discordo a parte Paolo lo riserva alle Aziende del Comune, che vanno ripubblicizzate e con un controllo sulle azioni. Quanto all’Ama, ha un contratto di servizio con il Comune scaduto da 10 anni, con i controllati che coincidono con i controllori, cioè rappresentanti del Comune e dell’Ama. Né sono previste sanzioni se il servizio non viene erogato. L’Ama ha circa 8.000 dipendenti ma non riesce a far decollare la raccolta differenziata. Ha 600 milioni di debiti con le banche ed esposizioni verso i fornitori, i quali, se va bene, prendono i soldi a 12 mesi. Il bilancio però viene presentato in attivo, ma solo perché spalmato su 10 anni. Infine, l’assegnazione a società di tutto il patrimonio immobiliare.
Maurizio Melandri è una delle figure storiche del Comitato Malagrotta (una delle realtà che animano il Forum Rifiuti Zero del Lazio e che hanno contribuito a scrivere la Piattaforma). Maurizio concorda sul fatto che non c’è niente da inventare nella gestione dei rifiuti, serve solo la volontà politica. Dice che l’obiettivo, per sintetizzare, è “rifiuti zero” o, come preferiscono dire, “riciclo totale”: si deve partire dalla riduzione dei rifiuti, a cominciare da come i prodotti vengono pensati e realizzati. E ripete che ci sono studi secondo i quali per 1 kg di rifiuti solidi urbani derivati da un prodotto vanno contati a monte 70 kg di Rsu per produrlo.
Insieme a questo, deve esserci la democrazia partecipata. Poi fa riferimento all’intervento di Gianni Cirino su rifiuti-biomasse/energia, ribadendo categorico che invece i due temi - rifiuti e energia - vanno sempre tenuti separati. Infine, è netto il giudizio riguardo all’Ama: non è riformabile e andrebbe chiusa. A conferma, sostiene che il porta a porta funziona laddove è partito dall’inizio come sperimentale, in quelle zone dove è stato avviato con l’accordo che non fosse l’Ama a progettarlo. Maurizio Catroppa, lavoratore del comune, mira subito all’Ama. L’obiettivo dell’azienda, dice, è stato sistemare le persone, vedi Casa Pound.
Il suo lavoro, invece, è presso il Centro di educazione: anche Maurizio parla della necessità di un cambio di filosofia. Dal punto di vista tecnico, dice, basta copiare quanto è stato fatto di buono in giro, mentre va cambiata la filosofia “di carattere educativo”. Per dire, sui rifiuti dovrebbero essere il Comune e le sue aziende a dare il buon esempio, negli uffici e nelle scuole. Il Centro lo sta facendo in alcune scuole, con raccolta differenziata e compostaggio. Francesca Mastrantonio, Cgil dell’Ama, parte dalla sua esperienza personale per dire qual è la situazione in azienda: si è sempre occupata di raccolta differenziata, ma da un po’ di tempo l’hanno mandata a “guardare un muro”.
Ribadisce che chi si candida alla poltrona di sindaco di Roma deve avere una posizione sull’Ama: nonostante chi la guida, non si possono dimenticare i 7.800 lavoratori e le 4.000 t/giorno di Rsu da gestire. Ma l’Ama è stata distrutta e le professionalità non solo valorizzate anzi vengono mortificate. E anche lei conferma che il progetto di raccolta in IV municipio è fallimentare, prevede cose non funzionali. Francesca ritiene che non basta parlare di prevenzione, peraltro per quantità poco significative come la raccolta degli abiti o altro, sarebbe una posizione perdente. E che il problema sono gli impianti, sia pubblici dell’Ama che privati. Che fra l’altro non funzionano. Sergio Apollonio, altra figura storica e conosciuta del Comitato Malagrotta, dice che la massa dei rifiuti prodotta giornalmente è reale e che va evitato ogni dilettantismo.
Il Comitato si batte da anni contro la discarica di Malagrotta e ora c’è una procedura di infrazione che potrebbe costare all’Italia una multa da 300 mila euro al giorno, l’equivalente di una finanziaria. Bisogna fare in modo di evitarlo procedendo, dice Sergio, a un pretrattamento reale dei rifiuti prima di mandarli in discarica. Oltre a questo, la priorità è avviare la raccolta porta a porta su tutta Roma, basandosi sull’esperienza dei primi tre quartieri dove è partita, proprio nel quadrante di Malagrotta. Superati i problemi iniziali e rodato ora il meccanismo, anche lì resta il problema del terminale dei rifiuti: l’umido va a Maccarese ma anche a Padova.
Anche Sergio ripete che non c’è niente da inventare e che con due semestri si potrebbero raggiungere i livelli previsti dalla legge. Gianfranco Bongiovanni, dell’Occhio del Riciclone (che fa parte della Rete degli operatori dell’usato), parte dalla storia dell’associazione, nata a Roma e ora impegnata in progetti in Italia e in diverse parti del mondo. Fra il 2007 e il 2008 il gruppo dei ricercatori dell’Occhio avvia un originale monitoraggio: attraverso le interviste a circa 600 persone che raccolgono nei cassonetti dell’indifferenziato, scoprono che da ogni cassonetto vengono recuperati ogni giorno in media due oggetti buoni.
I conti sono presto fatti: 45.000 cassonetti a Roma, quindi 90.000 oggetti ancora buoni al giorno, per un valore di 33 milioni di euro all’anno di oggetti buttati. La Rete conta 10.000 iscritti, dei quali 3.000 a Roma, impegnati a ridare una seconda vita agli oggetti in un’economia informale che garantisce un reddito a decine di migliaia di persone. Con poche azioni, l’oggetto può essere poi rivenduto, non donato, perché è verificato che la forma gratuita non funziona, non dà valore. Per attivare nuova occupazione e reddito, sarebbe importante creare isole ecologiche gestite da cooperative. Claudio Giambelli, anche lui del Comitato Malagrotta, è convinto che il tema è partire dalle scuole, non solo perché i ragazzi entreranno nel ciclo produttivo, ma anche perché sono loro a trascinare le famiglie.
Per esempio, cita l’esperienza di una società accreditata che ritira la carta dalle scuole, la ricicla e la restituisce alla scuola stessa, o offre premi o altri oggetti utili. Così la scuola diventa il tramite, appunto, per il contatto con i genitori, come pure il luogo di promozione della cultura del baratto. Vanessa Ranieri, presidente del Wwf Lazio, cita un documento sul sito dell’associazione con tutti i costi dei rifiuti: là c’è la dimostrazione della convenienza per un imprenditore a puntare su discariche e inceneritori. E polemizza con alcuni comitati che sponsorizzano impianti di Tmb che di fatto vanno verso l’incenerimento (rapido botta e risposta con Silvia di Rete Zero Waste). Illustra poi la proposta fatta all’Ama di convertire gli impianti Tmb in linee di compostaggio, perché il primo punto è togliere l’umido dalle discariche.
Oggi è irrealistico parlare di raccolta differenziata al 60% perché non ci sono le condizioni per gestirla: non ci sono gli impianti, a meno di non mandare l’umido a Padova o chissà dove. Le linee Tmb ce l’hanno sia l’Ama che Colari di Cerroni. E a proposito del progetto in IV municipio, Vanessa dice che non lo sta facendo l’Ama ma il Conai, che il ministero dell’Ambiente ha imposto all’Ama. Comunque, lo scontro non è sui siti di discarica, dice Vanessa, ma la conversione degli impianti Tmb in linee di compostaggio: ce n’è uno proprio in via Salaria, a due passi dal IV. Compost vuol dire anche terreni agricoli dove usarlo, da salvare dalla speculazione edilizia. Leonardo Ferrario mette l’accento sul fatto che c’è una sequenza di operazioni che vanno fatte nell’ordine giusto. Quello dei rifiuti è un ciclo che ha bisogno di sequenze precise.
Sandro Medici, ora presidente del municipio X, ringrazia tutti sia per la partecipazione sia per gli interventi e le proposte avanzate. Accenna soltanto all’avventura della sua candidatura a sindaco, precisando che le assemblee tematiche organizzate dal Comitato civico vanno al di là di questo obiettivo, piuttosto vogliono offrire occasioni di confronto e di dialogo: un modo per metterci a disposizione della città. Parla anche delle esperienze vissute in X municipio in materia di rifiuti, risultate vincenti quando hanno informato e coinvolto i cittadini, fallimentari quando sono state calate come imposizioni. A proposito poi delle aree agricole, Sandro le definisce strategiche non solo per fermare l’espansione edilizia e per usare il compost derivato dal ciclo dei rifiuti, ma come modello di sviluppo per uno sbocco produttivo significativo per la città.
Il Comune possiede importanti tenute agricole, come Castel di Guido, che possono dare occupazione vera, e fare di Roma un comune agricolo. Anna chiude rilevando la ricchezza delle realtà impegnate sul tema dei rifiuti, senza nascondere alcune differenze sostanziali fra i partecipanti. Dando appuntamento a una seconda assemblea per continuare ancora più concretamente la discussione verso la costruzione partecipata del programma elettorale della lista civica che sostiene la candidatura di Sandro Medici al Comune di Roma, invita tutti i partecipanti a inviare i contributi entro il 4 febbraio, così da avere il tempo di farli girare prima del prossimo incontro (la data verrà comunicata via mail).
Contributo di Riccardo Rifici, CGIL Ministero dell'Ambiente
Senza voler entrare nello specifico di temi tecnici che certamente possono essere approfonditi in altri momenti, ma su cui non c’è nulla di nuovo da dire, sembra utile soffermarsi su alcune questioni. che possono sembra di dettaglio, ma sono invece rilevanti.
1) Il Primo punto da richiamare riguarda la necessità di una forte manifestazione di volontà politica nel fare le cose indispensabili per mettere fine alla tragedia della situazione rifiuti romana. Tale volontà politica non può essere il generico richiamo all’intenzione di attuare la raccolta differenziata, ma deve contenere le indicazioni indispensabili per poter raggiungere e superare gli obiettivi previsti dalle norme. Tra queste vi sono due questioni rilevanti riguardo al tema dell’umido e al tema di una adeguata raccolta porta a porta. Le due questioni sono legate: la raccolta dell’umido per la produzione di compost ha un carattere strategico; in particolare per l’umido (ma non solo) è indispensabile un efficace sistema di raccolta porta a porta.
2) Secondo punto, per mettere in atto efficacemente quanto detto prima, ancora più importante degli aspetti tecnici/organizzativi, sono le iniziative necessarie ad informare e coinvolgere i cittadini; va quindi programmato un serio piano di comunicazione/formazione, partendo dalla scuola dell’obbligo.
3) Terzo punto, vi sono aspetti che sembrano di dettaglio, ma che sono determinanti per il raggiungimento di un buon servizio di gestione degli RSU in grado di raggiungere gli obiettivi di riduzione, riciclo e riutilizzo previsti dalle norma europee, mettendo così fine alla discariche. Bisogna, innanzitutto prestare attenzione alla definizione di una adeguato capitolato di gara per l’affidamento del servizio, in cui oltre a risolvere una situazione di “deroga alle norme” che si trascina da tempo, si fissano dei paletti “ambientalmente preferibili” a cui il soggetto che svolge il servizio deve attenersi.
Ad esempio, sempre volendo parlare di questione di “dettaglio”, bisogna preoccuparsi dell’importanza di avere un adeguato numero di centri di raccolta (aperti al pubblico un adeguato numero di ore settimanali), non soltanto per raccogliere gli ingombranti, o i rifiuti pericolosi, ma anche per occuparsi del tema della “preparazione al riutilizzo”. E bisogna fare una riflessione seria sulla definizione della “tassa/ tariffa” , anche riflettendo su quale debba essere il soggetto incaricato di incassarla. Bisogno prevedere, l’attivazione di compostatori di comunità, di iniziative specifiche mirate alla gestione di eventi, ecc.
Contributo di Francesca Mastrantonio Cgil AMA e Paolo Tani Usb AMA
Premessa.
La definizione di un piano di rifiuti significa non solo parlare del sistema di raccolta ma costruire un piano che parli del rifiuto prima che divenga tale, del suo essere bene di consumo, del suo intero ciclo di vita e della sua riproduzione e del suo riciclo. Quindi vogliamo affrontare questioni fondamentali come la riduzione dei rifiuti, l’impiantistica per il recupero e il riciclo, l’utilizzo di beni riciclati.
Riduzione dei rifiuti:
La questione fondamentale è la riduzione dei rifiuti a partire dagli imballaggi. Gli imballaggi sono una parte consistente del rifiuto basta vedere quanto un oggetto sia ricoperto da imballaggi. Un primo intervento dovrebbe essere quello di imporre la vendita di prodotti liquidi in contenitori a rendere, che venga estesa sempre più la vendita di prodotti attraverso dispensatori igienicamente testati e normati (saponi, acqua, pasta, etc), vendita dei cibi in confezioni mono uso.
Incentivare, con opportune campagne di sensibilizzazione del cittadino/utente e con agevolazioni tariffarie per i venditori, la raccolta differenziata subito dopo l’acquisto del bene. Inoltre, obbligo per le case produttrici al ritiro di elettrodomestici, mobili, etc. non più utilizzabili.
Una legislazione di sostegno:
Gli esiti positivi in termini di raccolta differenziata dipendono dall'impegno sia dei cittadini, sia dalla tipologia di gestione dei rifiuti messa in campo dalle istituzioni locali, dalla realizzazione di eventuali misure di prevenzione e da una legislazione di sostegno.
E’ necessario perciò che nelle nuove costruzioni sia prevista, obbligatoriamente, la presenza di locali per la raccolta porta a porta dove allocare le attrezzature di riferimento, e lo stesso per le costruzioni già in essere laddove è possibile, predisponendo agevolazioni di varia natura. Inoltre in ogni nuovo quartiere in fase di esecuzione, le imprese dovranno essere obbligate a predisporre spazi idonei attrezzati, proporzionali per densità abitativa/superficie totale del quartiere e approvazione del progetto da parte di Ama spa, per le isole ecologiche. Nelle stesse si dovranno prevedere ulteriori spazi da mettere a disposizione dei cittadini settimanalmente e/o mensilmente per il mercato del baratto.
Laddove è possibile, tutto ciò dovrà essere realizzato anche nei quartieri già esistenti, varando delle agevolazioni di varia natura per i proprietari di case. La legislazione si dovrà adoperare per rendere sempre più obbligatorio, fino al massimo possibile, l’uso di materie riciclate per la creazione di nuovi prodotti e allo stesso tempo, eliminare quanto più possibile l’uso di “contenitori vuoto a perdere”. Infine, l’obbligo per i produttori di organizzare un circuito per il ritiro e lo smaltimento delle merci obsolete.
Un nuovo sistema di raccolta:
Le vicende di questi anni e le esperienze che si sono avute in Italia e in Europa hanno dimostrato che il miglior sistema di raccolta è la differenziata porta a porta attraverso i bidoncini condominiali e monomateriale. Significa fare una raccolta capillare che garantisca:
a) qualità del rifiuto raccolto;
b) puntualità del servizio;
c) impossibilità di un abbandono indiscriminato di rifiuti.
Questo tipo di raccolta consente di togliere dalla strada i cassonetti che non servono a differenziare i rifiuti ma diventano ricettacolo per ogni tipo di rifiuto. E’ chiaro che la raccolta porta a porta funziona se è affiancata da una campagna di informazione e dalla collaborazione di tutti. Alla raccolta porta a porta va affiancata una rete composta di punti fissi (isole ecologiche) e punti mobili (grandi piazze, centri commerciali) dove conferire tutti i rifiuti che non vengono raccolti con il porta a porta.
Una rete impiantistica:
A sostegno di questo sistema di raccolta va costruita una rete di impianti per il trattamento e il recupero della varie frazioni raccolte differenziatamente (carta, plastica,vetro, metalli, organico) e per il trattamento della frazione secca residua. La raccolta differenziata così sviluppata, affiancata ai sistemi di trattamento e recupero, da allocare in più parti del territorio, rendono inutile la progettazione e costruzione di impianti di incenerimento.
Tutto il rifiuto può essere recuperato, e la frazione residua una volta polverizzata può trovare giusto utilizzo nell’edilizia. La rete impiantistica va collegata con le industrie che possono lavorare il materiale riciclato per la produzione di nuovi beni.
Una diversa concezione della tassa: La tassa va completamente ripensata, va collegata ai rifiuti conferiti e ridotta proporzionalmente alle quantità conferite differenziatamente ciò è possibile attraverso il peso dei bidoncini e delle quantità conferite presso i centri di raccolta. Costi economici e ricavi sociali: Coloro che si oppongono a queste nostre proposte puntano il dito sostenendo i costi superiori di questa modalità di raccolta rispetto alle altre senza pensare ad un bilancio ambientale nella sua totalità. Inizialmente è necessario un forte investimento ma nel tempo i benefici saranno sia economici (attraverso i proventi delle materie riciclate) sia sociali (aumento dell’occupazione) che ambientali (risparmio di materie prime, salvaguardia del territorio).
La tutela dell’ambiente, il risparmio di risorse, la salvaguardia del futuro non hanno prezzo.
Partecipazione Popolare:
Un’idea forte come quella che è sottintesa a questa proposta non può funzionare se non con la condivisione da parte dei cittadini e dei lavoratori. E’ necessario garantire un percorso di partecipazione popolare attraverso assemblee di quartiere e di municipio in cui assumere le decisioni sulle modalità di gestione del piano, sulle modifiche, sulla definizione della tassa, dei contratti di servizio tra azienda comune e municipi.
Un’Azienda pubblica: Questo progetto complesso e partecipato può essere gestito solo da un’azienda completamente pubblica controllata dal consiglio comunale e dai cittadini e dai lavoratori. Il privato non accetterebbe certo un piano di questo tipo, in quanto a differenza del pubblico punta a fare profitti e ciò è possibile tagliando spese (servizi e lavoratori) e aumentando le entrate (la tassa). Ma noi quando parliamo di azienda pubblica non ci riferiamo a una azienda come quella di questi ultimi anni, preda degli appettiti dei vari partiti e consorterie di potere. Ma parliamo di una nuova azienda pubblica gestita, sotto il controllo popolare, da persone competenti valorizzando le professionalità presenti tra lavoratori e lavoratrici di Ama.
Silvia Acquistapace - Quattro piccole azioni a costo zero
Per segnalare sin dall'elezione la sua volontà di cambiamento nel metodo di gestire i rifiuti, il sindaco può compiere poche semplici azioni che non costano nulla:
1) Abolire l'usa e getta in tutte le mense comunali e passare alla bioplastica;
2) Mappare i punti vendita alla spina di latte, detersivi, olio, vino o altro municipio per municipio, e pubblicizzarli su Internet
3) Premiare i/le cittadini/e che comprano alla spina con un premio ogni 100 euro di spesa (provati dagli scontrini) : il premio può essere due biglietti per il cinema, il teatro, un buono acquisto per libri o cd ecc.
4) Incoraggiare i condomini dotati di giardino ad utilizzare le compostiere per la raccolta dell'umido (esclusa carne e pesce), premiando i più attivi con omaggio di frutta o verdura dell'agricoltura di prossimità
Secondo appuntamento del Tavolo, Lunedì 11 marzo - ore 18
@COMITATO CIVICO - Via Ostiense 2
Dopo la prima assemblea sui rifiuti, svolta il 21 gennaio, e come concordato in quella occasione, ci diamo un secondo appuntamento per discutere una questione centrale per la città e per contribuire alla costruzione partecipata del programma elettorale della lista civica che sostiene la candidatura di Sandro Medici al Comune di Roma.
La ricchezza e la qualità degli interventi nella prima assemblea (supportati anche da alcuni contributi scritti) hanno già fornito le indicazioni essenziali per affrontare la gestione dei rifiuti in una situazione complessa come quella romana, a partire dalla precondizione necessaria: la volontà politica di farlo.
La direzione verso cui andare non può che essere: Riduzione, Recupero e Riciclo. Il secondo incontro, l'11 marzo, servirà a completare il ragionamento avviato e concretizzare le proposte.
Report e conclusioni del secondo tavolo sulla gestione dei rifiuti
Riduzione, recupero, riciclo, senza nuove discariche né incenerimento, per la costruzione del programma elettorale MedicixRoma
SI’ a
-prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti,
-raccolta differenziata e preparazione per il riutilizzo,
-“riciclo totale”.
NO a nuove discariche e inceneritori, sanando i siti esistenti.
SI’ all’informazione e coinvolgimento dei cittadini, garantendo un percorso di partecipazione sulle finalità e modalità del sistema di gestione dei rifiuti.
SI’ a una corretta informazione sul valore ambientale dell’acquisto di beni usati. Non c’è niente da inventare a proposito della gestione dei rifiuti solidi urbani, ripetono esperti e comitati: è sufficiente guardare le città che lo fanno già correttamente, all’estero come in Italia. Il nodo è la volontà politica.
E proprio un’affermazione in questo senso va chiesta a chi si candida a governare Roma, per sanare l’autentico scandalo dei rifiuti nella capitale. E’ di questi giorni la notizia che l'Italia è stata deferita alla Corte di giustizia europea: sono a rischio, dicono a Bruxelles, la chiusura della discarica di Malagrotta e il trattamento dei rifiuti nella regione, oggetto della procedura d'infrazione aperta già nel 2011.
Eppure, dicevamo, non c’è niente da inventare per una corretta gestione dei rifiuti, ma solo da scegliere Riduzione, Recupero e Riciclo, senza nuove discariche né inceneritori. Si tratta, quindi, di mettere in atto le seguenti azioni: riduzione a monte dei rifiuti, a partire da come i prodotti vengono pensati e realizzati, fino alla messa al bando di alcuni, come si è fatto ad esempio per gli shopper; raccolta differenziata porta a porta insieme a un adeguato numero di centri di raccolta, utili anche per la preparazione al riutilizzo; riuso della materia attivando le filiere per il “riciclo totale”.
Ne deriverebbero grandi opportunità di occupazione, attivate innanzitutto dal sistema di raccolta domiciliare e dalle filiere del riciclo, ma anche dalla rimessa in funzione di oggetti scartati che oggi alimentano un’economia informale dell’usato.
Ma perché tutto questo possa funzionare è indispensabile l’informazione e il coinvolgimento dei cittadini, garantendo un percorso di partecipazione sulle finalità e modalità del sistema di gestione dei rifiuti. Insieme a una corretta informazione sul valore ambientale (ma anche economico e sociale) dell’acquisto di beni usati. Ultimo, ma certo non per importanza, è il tema dell’Ama, un’azienda con circa 8.000 dipendenti che però non riesce a far decollare la raccolta differenziata.
E che, fatto veramente allarmante, ha un contratto di servizio con il Comune scaduto ormai da 10 anni e quindi è di fatto senza controllo, con i controllori che coincidono con i controllati.