Roma città di integrazione

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Rossana Calistri - Testo di convocazione

Proposta di un “Assessorato di Compartecipazione Sociale e alle Pari Opportunità”

La presenza strutturale, dei cittadini di origine straniera nelle città italiane pone l’urgenza di adeguare la risposta dei “servizi di pubblica utilità “alle esigenze dei nuovi cittadini. I dati attestano da 10 anni ad oggi una costante crescita dei residenti stranieri; 4.570.317 all’inizio del 2011, di cui il 51.8% donne. (dati caritas 2011)

Roma si conferma la città italiana ad ospitare il maggior numero di stranieri: sono 352.264 e, rispetto al 2010, la loro presenza è cresciuta dell’1,9%. Questi alcuni dei dati diffusi dal nono Osservatorio Romano sulle Migrazioni realizzato da Caritas, Camera di Commercio e Provincia di Roma.

Gli stranieri a Roma, a fine 2011 sono 352.264 i cittadini stranieri residenti, con un’incidenza sulla popolazione del 12,5% e una quota femminile del 53%. Un decremento c’è stato invece nelle concessioni di cittadinanza: nel 2011 l’hanno acquisita 2.750 persone, l’8,5% in meno rispetto al 2010.

Relativamente alle nazionalità, in ordine troviamo rumeni (79.636), filippini (36.150), bangladesi (19.025), polacchi (15.148), cinesi (13.870), peruviani (13.742), ucraini (11.782), egiziani (9.844), ecuadoriani (8.110), moldavi (7.466). I Municipi che presentano presenze particolarmente elevate di stranieri sono l’8, l’1 e il 20. .

Per questo pensiamo che Roma debba avere un Assessorato dedicato alla Compartecipazione Sociale e alle Pari Opportunita’. Sappiamo che la multicultura è costituita dai patrimoni intellettuali, di saperi, di valori di persone e comunità che si incontrano, si comprendono e si arricchiscono reciprocamente.

Ma dobbiamo fare un passo ulteriore: oggi a Roma accanto ai romani vivono centinaia di migliaia di stranieri che consumano, producono, risparmiano, investono, usano i servizi cittadini, partecipano allo sviluppo della città in cui hanno deciso di vivere, investendo qui conoscenze, lavoro, denaro e voglia di crescere. Per questo oggi la multiculturalità non è più solo un tema connesso con l’inclusione sociale, ma con la compartecipazione civile, economico e politico di persone che hanno origini diverse, ma appartengono alla stessa comunità cittadina, i cui destini sono inevitabilmente collegati ad una prospettivadi mescolanza.

Da parte delle istituzioni non sono più sufficienti, accanto a quelli di tipo sociale, interventi volti soltanto alla conoscenza reciproca. Sono necessari processi integrati di programmazione e monitoraggio. Nella Regione Lazio, ad esempio, la componente straniera ha mantenuto ritmi di incremento superiori alla media nazionale, è aumentata in particolare l’incidenza delle donne e dei minori.

Come si legge nell’Indicazione per la Mediazione linguistico culturale nelle strutture sanitarie dell’Assessorato alla Sanità della Regione Lazio del 13/01/2004, “l’ambito sanitario si configura quale elemento di frontiera per lo straniero e per le straniere giunti in Italia alla ricerca di migliori condizioni di vita. Fin dal primo contatto con le strutture sanitarie si possono avere difficoltà nella comunicazione tra operatori e utenti.

Per evitare che questa situazione crei impedimenti all’accesso e alla fruizione di quegli stessi servizi, e che quindi diventi anche un problema di sanità pubblica, è necessaria la costruzione di un sistema di Mediazione Culturale che faciliti la relazione tra paziente, operatore e struttura sanitaria per l’accoglienza e la presa in carico .” Il “Rapporto Servizi sanitari e discriminazioni razziali” dell' Istituto Internazionale di Scienze mediche, antropologiche e sociali e l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni denuncia evidenti discriminazioni per le cittadine straniere.

Queste sono dovute alle difficoltà di scegliere un medico donna, o alle criticità emerse nella relazione comunicativa a livello linguistico e culturale “Minori non accompagnati” Anche i numeri dei minori stranieri non accompagnati nella Capitale (2.224 accolti dall’U.O. Minori del Comune nel 2011 e già 2.175 nel primo semestre del 2012) danno il senso dell’emergenza. In Italia il Comitato Minori Stranieri ne ha registrati 7.750 (1.540 dei quali nel Lazio), per il 94,6% maschi e per il 90,7% tra i 15 e i 17 anni, provenienti principalmente da Afghanistan (1.094), Egitto (1.172), Tunisia (1.013) e Bangladesh (514).

IL LAVORO

Lavoro. Alla fine del 2011 gli stranieri occupati nella provincia di Roma sono 232.576 (162mila dei quali nella Capitale): la loro incidenza è del 13,7% nella provincia e del 14,1% a Roma. La crisi economica ha inciso negativamente sull’occupazione straniera, tuttavia gli immigrati sembrano resistere meglio degli italiani: uomini occupati 79,4% rispetto a 55,3%; donne occupate 64,5% rispetto a 38,4%; maschi inattivi 14% rispetto a 39,8%; donne inattive 29,7% rispetto a 57,9%; tasso di occupazione degli stranieri 71,9% rispetto al 62,5% degli italiani.

Inoltre, il tasso di disoccupazione nella provincia di Roma non segna differenze significative tra italiani (8,4%) e stranieri (9,0%), mentre sussistono differenze a livello nazionale (rispettivamente, 8,0% e 12,1%). I settori di impiego degli stranieri continuano a essere le costruzioni, la ristorazione/alberghiero e soprattutto i servizi collettivi e alla persona.

LA CIVIL CARD

è un documento unico in Italia e viene consegnato, su richiesta, a tutti i minori nati e residenti a Roma, figli di cittadini stranieri. Si tratta con tutta evidenza di un’attività istituzionale che riconosce concretamente un diritto di cittadinanza finora negato. Il documento è una sorta di carta d’identità che, attraverso la certificazione storico-anagrafica, riassume ufficialmente le prerogative per l’ottenimento della cittadinanza italiana.

Roma è oggi una metropoli con una popolazione straniera consistente e serve quindi una guida politica che aiuti tutto il sistema a sostenere questa modernizzazione, me facendo sinergia fra tutti gli interventi settoriali, sociosanitari, di formazione professionale, di sviluppo imprenditoriale, di accesso agli asili nido, alle scuola d’infanzia, alle graduatorie di assegnazione di alloggi popolari, al sistema di istruzione, di collegamento con i paesi di origine.

Per conoscersi e apprezzarsi, occorre frequentarsi. Il Comune, allora, può mettere in rete i suoi spazi culturali per favorire una nuova offerta di produzione di arte e cultura da parte degli immigrati che vivono a Roma.

Pensiamo anche a un luogo fisico dedicato a vere attività produttive, frequentando il quale si possono toccare con mano i possibili effetti di innovazione prodotti dalla presenza di stranieri, una sorta di “piazza” dove si incontrano visi e lingue diverse, piccoli ma fornitissimi ristoranti/bar tradizionali, uffici dove si commercia con il paese di origine, dove si promuove il turismo in quei paesi e nella nostra città. E pensiamo a nuove forme di valorizzazione delle competenze professionali di natura interculturale.  

Stefano Galieni - Parlare di immigrazione a Roma significa ricostruire un campo di relazioni frantumato

Parlare di immigrazione a Roma significa ricostruire un campo di relazioni frantumato. A distruggerlo sono state le politiche securitarie realizzate da amministrazioni di diverso colore politico. A distruggerlo è stata una pratica di sfruttamento ed esclusione che le leggi vigenti hanno permesso e favorito. Ma nonostante questo, interi quartieri hanno modificato la propria composizione sociale.

Qui vivono e crescono generazioni nuove e adulte che hanno individuato in Roma il luogo in cui progettarsi vita e futuro. Un programma per una città alternativa deve considerare questi uomini e donne come componente integrante del proprio tessuto, partendo dalle condizioni di chi è in condizione di maggiore vulnerabilità. Quindi realizzare una vera politica di prima e seconda accoglienza per richiedenti asilo e profughi, garantire assistenza per chi è in attesa di regolarizzazione o cerca di uscire dalle tenaglie dello sfruttamento.

Affrontare il problema del diritto ad una abitazione dignitosa e all’intangibilità dei nuclei familiari, stimolare pratiche di partecipazione alla vita politica e sociale. Ci vorranno anni per riparare ai danni fatti e sarà fondamentale usufruire della legge regionale sull’immigrazione approvata nel 2008, tanto avanzata nei propositi quanto mai finanziata e applicata. L’azione di governo a Roma potrebbe essere da stimolo per un urgente e radicale cambiamento a livello nazionale.

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