Libertà, cittadinanza e diritti civili
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- Pubblicato Venerdì, 25 Gennaio 2013 19:21
Monica Pasquino - Testo di convocazione
Tavolo di confronto su differenze di genere e orientamento sessuale, laicità e diritti civili, per la costruzione del programma elettorale MedicixRoma
«I diritti civili sono un lusso. L’eterosessualità è naturale e tutti gli altri sono malati. La violenza contro le donne è un problema di ordine pubblico».
Ci rivolgiamo a tutt* quell* che saltano dalla sedia di fronte a queste affermazioni. Vogliamo costruire uno spazio condiviso per elaborare assieme punti del programma elettorale della lista civica MedicixRoma. Vogliamo portare nel dibattito per le elezioni comunali la nostra idea di libertà, democrazia e partecipazione. Senza delegare più nessun*.
Chiediamo a singol* cittadin*, associazioni, comitati, esperienze territoriali, giovani e anziani, centri antiviolenza e consultori, reti GLBT, queer e femministe di impegnarsi in prima persona e mettere a disposizione tempo, competenze, progetti, passioni e idee per costruire una città governata da altri principi, dove finalmente tutt* coloro che la abitano abbiano piena cittadinanza.
Sappiamo che il cambiamento dev’essere innanzitutto di mentalità. Occorre superare pregiudizi e discriminazioni, trasformare i ruoli di genere, decostruire gli stereotipi eterosessisti e machisti che popolano la nostra società e generano violenza sulle donne e sui soggetti considerati “fuori norma”.
Per riconoscere e combattere la violenza maschile, l’omofobia e il bullismo non servono politiche di militarizzazione della città, oscurantiste e xenofobe, ma molto lavoro culturale, di sensibilizzazione e formazione. Quello che molt* di noi fanno da anni, con scarse risorse e spesso senza aiuti dalle amministrazioni.
Quello che possiamo far diventare “sistema” per la nostra città solo se ci uniamo. Incontriamoci e cominciamo a lavorare assieme per elaborare le linee programmatiche della lista civica MedicixRoma. E’ necessario federare le nostre lotte e impegnarci in un progetto comune, perché la possibilità di vivere la nostra vita, la sessualità e le relazioni affettive, di curarci, autodeterminarci e perfino morire, è sempre più minacciata da una politica che ha paura di riconoscere a ognun* autonomia, libertà e responsabilità.
Saranno innanzitutto in discussione i seguenti macro temi, da affrontare sia in termini cittadini sia individuando priorità per i singoli municipi:
- Istituzione del registro delle unioni civili
- Riconoscimento dell’amministrazione comunale di tutte le comunità affettive che lo richiedano
- Parità di genere nella Giunta Comunale e adozione del criterio della competenza e della democrazia paritaria per le nomine nelle società pubbliche
- Asili nido e servizi per l’infanzia
- Consultori, centri antiviolenza, spazi sociali e di promozione del nuovo welfare
- Potenziamento delle risorse e delle strutture per il rispetto della legge 194
- Testamento biologico
- Allestimento nei municipi delle strutture necessarie per la commemorazione e funzione funebre laica
- Realizzazione di una Casa del parto pubblica
- Agevolazioni per l’acquisto di mezzi anticoncenzionali per ragazz* e student*
- Altre proposte
Report del primo incontro - 19 dicembre 2012
Il 19 dicembre presso la sede del Comitato civico MedicixRoma, in Via Ostiense 2, abbiamo svolto la prima assemblea tematica per la costruzione partecipata del programma elettorale della lista civica che sostiene la candidatura di Sandro Medici al Comune di Roma.
Abbiamo discusso di libertà e diritti civili.
IL SECONDO APPUNTAMENTO sullo stesso tema è fissato per il 15 GENNAIO ORE 18-20.30 Presso il Comitato civico MedicixRoma in VIA OSTIENSE 2
TERMINE PER L’INVIO DEI CONTRIBUTI SCRITTI: 12 GENNAIO
Monica Pasquino introduce i temi in oggetto di discussione e il metodo generale di lavoro. Da dicembre a marzo svolgeremo assemblee tematiche aperte per la costruzione partecipata del programma elettorale della lista civica MedicixRoma.
Si possono inviare elaborati scritti per contribuire alla discussione sui singoli argomenti oltre che organizzare sottogruppi per affrontare problemi specifici. I testi (individuali o collettivi) saranno pubblicati sul sito sandromedici.it , lunghezza massima 500 parole.
I momenti di confronto assembleare saranno associati a modalità online di discussione e decisione (liquid feedback, grazie all’aiuto del Partito Pirata) e condurranno a una giornata di plenaria conclusiva. Andrea Maccarrone interviene sui problemi, i bisogni e le proposte fatte dal Mario Mieli e altre associazioni GLBT.
La prima questione riguarda il principio di non discriminazione e la necessità di modificare lo Statuto del Comune di Roma. Poi Andrea ha proposto, al posto del registro delle unioni civili, l’istituzione della “famiglia anagrafica” sul modello milanese e torinese (per etero e omosex).
Bisogna anche pensare alla creazione di corsi di formazione per i dipendenti pubblici che non sanno rapportarsi con le famiglie non eterosessuali, per sostenere appieno la parità. Altro tema centrale è la lotta alla transfobia, ai fenomeni di discriminazioni multipla e la necessità di politiche di inclusione (intervenire sulle difficoltà di alloggio e di accesso al lavoro delle persone trans).
Bisogna garantire anche l’assistenza ai malati di AIDS e sostenere le cooperative che con ess* lavorano, oggi mal pagate dal Comune. La prevenzione è fondamentale: agevolazioni per l’acquisto di preservativi e campagne pubblicitarie di sostegno.
Anna Simone ha posto l’attenzione su tutte quelle pratiche di autodeterminazione che si trasformano in servizi per la cittadinanza e strumenti di nuovo welfare. Piuttosto che a diritti civili “calati dall’alto” dobbiamo pensare a un programma che valorizzi la cittadinanza attiva, nelle sue tante forme.
Ad esempio le pratiche informali di cura dei bambin* devono essere promosse e in qualche modo istituzionalizzate oppure l’autogestione dei centri antiviolenza in ogni municipio. In questa direzione deve andare anche il registro delle unioni civili: uno strumento che deve permettere l’accesso ai servizi comunali (graduatorie per asili, mense...).
Anna ha poi espresso la necessità di intervenire sul cimitero dei feti aperto da Alemanno e sulle borse lavoro, che vanno trasformate in strumenti per garantire libertà e reddito di base. Ha proposto anche la creazione di un osservatorio comunale sulla violenza di genere e sulla precarietà, costituito da associazioni, esperienze sociali e movimenti, che abbia potere decisionale e non sia solamente un organo consultivo.
Patrizia Sentinelli ha ricordato quanto la protezione e promozione delle pratiche di autogoverno e delle esperienze sociali sia già insita nella storia politica e istituzionale di Sandro Medici e Laura Storti concordava sulla necessità di non schiacciare il discorso sui diritti e il nostro ragionamento su un piano settoriale, citando il buon esempio dell’istituzione di Solidea – Istituzione di genere femminile e solidarietà della Provincia di Roma.
Laura ha poi introdotto la necessità di affrontare il tema della privazione delle libertà e dei ricoveri coatti (legge 180). Per Paola Masi bisogna guardare e apprestarsi al governo di Roma tenendo ben puntato lo sguardo sui bisogni effettivi, sulle esigenze territoriali e su ciò che è stato già cambiato politicamente dalle donne in città, (reti di autorganizzazione, di autotutela e di lavoro condiviso).
Paola propone anche: una Casa delle donne in ogni Municipio; uno studio e un confronto a partire dalle buone prassi che si sperimentano in altri Paesi; una discussione sullo Statuto di Roma. Un’altra donna, anche lei di nome Paola, ci stimola con una richiesta di coinvolgimento che vada al di là dei gruppi e delle esperienze collettive, che intercetti anche la partecipazione e l’interesse dei singol* cittadin* e ci richiama alla necessità di fare proposte che siano comprensibili da tutt* , oltre che realizzabili e sostenibili.
Carlo ha motivato l’adesione del Partito Pirata alla candidatura di Sandro Medici e spiegato i punti principali di questo movimento che concernono il tema dell’assemblea: le battaglie per la cittadinanza, per la piena parità e uguaglianza, per i diritti e per le unioni civili.
Francesca Koch pensa alle leggi degli anni Settanta, alle culture politiche, agli ideali e agli obiettivi che le hanno promosse, a cominciare dall’idea della responsabilità sociale, e propone di recuperare quell’idea di società e di città – un esempio sono gli asili nido come servizi di cittadinanza ai bambin*, strumenti di Pari opportunità e non meri “parcheggi” per i genitori che lavorano, un altro esempio riguarda i consultori e la gestione democratica della salute nelle equipe mediche, che non sono semplici ambulatori.
Sul tema della violenza maschile contro le donne, c’è la Convenzione nazionale NO MORE! Utile punto di riferimento per avviare politiche territoriali di lotta e prevenzione del fenomeno. Francesca conclude con un accenno critico alla Casa dei papà realizzata dal sindaco Alemanno www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?jppagecode=casa_dei_papa.wp
Laura De Micheli concentra il suo intervento sul Bilancio di genere, uno strumento che consiste nell’adottare una valutazione d’impatto sul genere delle politiche di bilancio, integrando la prospettiva di genere a tutti i livelli delle procedure di bilancio e ristrutturando le entrate e le uscite al fine di promuovere l’uguaglianza tra uomini e donne. Alla proposta di istituire una Casa delle donne in ogni Municipio preferisce quella di nuovi consultori e centri antiviolenza.
Barbara della Libreria delle donne Tuba vuole che il nostro percorso di elaborazione condivisa del programma sia un laboratorio in cui immaginare proposte fattive e concrete a partire dalle nostre esperienze informali e soprattutto da un livello alto di elaborazione politica condivisa. Fondamentale è: ricostruire il tessuto sociale della città; la prevenzione; la creazione di infrastrutture sociali che liberino il tempo delle donne.
Luigi sottolinea come il discorso sui diritti sia sempre difficile e conflittuale, facendo l’esempio del diritto al riposo notturno che si scontra con la musica ad alto volume e quello delle contraddizioni aperte dal turismo che nel primo municipio abbassa l’offerta residenziale favorendo l’apertura di B&B, molto più redditizi, e provoca l’impennata dei prezzi di affitto delle case.
Simona dello spazio di donne Lucha y Siesta parla di cittadinanza e consiglia di partire da quanto già esiste nei territori per affrontare il tema delle condizioni materiali per abitare la città, ragionando in modo trasversale e non per settori o tavoli che si autoghettizzano.
Propone la modifica dei criteri di assegnazione degli alloggi dell’Edilizia Residenziale Pubblica (case popolari), disegnati sulla fisionomia di una società che non esiste più. E’ favorevole alla proposta di istituire una Casa delle donne in ogni Municipio, intendendole come spazi da declinare differentemente e diversificare in base alle necessità locali, luoghi di autogestione, di cultura e di socialità.
Sottolinea anche che spesso non servono neanche finanziamenti e denaro pubblico per sostenere le esperienze di autogoverno e di cittadinanza attiva: basta l’affidamento di spazi e strutture in dismissione o abbandonate. Cristiana, consigliera al X Municipio, conclude gli interventi riprendendo il discorso sul Bilancio di genere e condividendo la necessità di fare un discorso politico a tutto campo che non rinchiuda le donne in una riserva indiana dove solo alcuni temi e problemi possono trovare cittadinanza.
Report del secondo incontro - 15 gennaio 2013
Durante il secondo appuntamento abbiamo approfondito le proposte emerse al precedente incontro e abbiamo deciso di proseguire i lavori del tavolo e di raccogliere ancora contributi e proposte da mettere on line e discutere. A questo riguardo, segnaliamo anche la nuova sezione del sito "Laboratorio dei sogni possibili" aperta a tutti i temi.
Il prossimo appuntamento del tavolo Diritti civili e libertà è previsto per inizio marzo, intanto nuove occasioni di discussione sono alle porte. La prossima è l'incontro " Un'altra città" a cura del Comitato Donne Rigeneriamoci, previsto per martedì 5 febbraio ore 18.30.
Segue documento di costituzione del comitato “rigeneriamoci” per Sandro Medici, Sindaco di Roma.
Abbiamo accolto con fiducia e forza la candidatura a sindaco di Roma di Sandro Medici perché pensiamo che possa essere una figura di raccordo tra le tante realtà che da anni sperimentano pratiche di auto-gestione dei beni comuni e perché riteniamo che si debba ripartire da ciò che già c’è per “rigenerare” il tessuto sociale, le relazioni, la forza di questa città. Sandro Medici, con la sua esperienza acquisita nel decimo municipio, basata sulla valorizzazione della resilienza dei cittadin* dinanzi alla crisi e di fronte ad un potere arrogante prevalentemente gestito dai “palazzinari”, può diventare per tutte/i noi un ponte relazionale in grado di mettere in forma nuove sperimentazioni di governo della città, a partire dalla cittadinanza, cioè da noi, e non a partire dalla sudditanza ad un potere incistato all’interno di una rete clientelare ed elitaria.
Per noi “sperimentare” nuove pratiche di governo della città significa partire dalla cittadinanza, dai nostri desideri, all’interno di un processo di rigenerazione della democrazia che possa tenere assieme bisogni e libertà. Nell’epoca della crisi della rappresentanza, della corruzione come unica forma della politica, della governance del territorio (che di fatto trasforma i sindaci in “podestà”) rilanciare sulla rivoluzione del senso della decisione politica, sul senso delle istituzioni, è diventato dirimente per tutte e tutti. La cittadinanza non possiamo considerarla come un mero segno dell’appartenenza di sangue alla nazione, la cittadinanza siamo noi, ciò che facciamo, ciò che desideriamo, ciò di cui abbiamo bisogno, nel luogo in cui viviamo ogni giorno.
Abbiamo dato questo titolo al documento di indizione del comitato e della sua prima riunione perché crediamo che dalla crisi o, meglio, dalla fine dell’epoca dei diritti, del lavoro, della democrazia, dalla crisi economica che si traduce solo in politiche dei tagli e dell’austerity, si possa uscire solo attraverso l’autodeterminazione. Con questo termine intendiamo dire che possono esistere, in molti municipi esistono già, forme del “partire da sé” che sperimentano la cittadinanza come pratica dell’autogestione, auto-generando reddito e relazioni. Autodeterminazione, in altre parole, per noi significa praticare la democrazia, non solo come “partecipazione” al voto (sia esso delle primarie o delle secondarie), ma come punto di raccordo di esigenze reali, materiali. Non secessione, ma nodo intermedio tra istituzioni e società.
Franco Basaglia la chiamava “democrazia radicale” quella straordinaria sperimentazione di trasformazione che mise in atto a partire dagli anni ’70, i “malati” divennero attori sociali e la cura diventò relazione, anziché solo assistenza, mentre le “istituzioni totali” si aprivano al mondo e alla società. Partiamo da questo esempio perché trasformare la povertà, la disperazione presente nella città in una sperimentazione di autodeterminazione, libertà e cittadinanza per noi significa uscire dalla trappola della “vittimizzazione” e dell’ “assistenzialismo” e, al contempo, significa “aprire” le istituzioni. Questa città ha bisogno soprattutto di ricostruire un tessuto sociale e relazionale, ormai disfatto, esasperato dal risentimento e dalla paura, a partire dai quartieri e dalla ricostruzione del legame sociale. Sono tante le realtà (associazioni, cooperative, luoghi occupati) che già lo fanno, ora occorre metterci in rete, aprire, discutere, elaborare punti comuni per lavorare al programma di Sandro Medici.
Riteniamo che sia un’occasione straordinaria proprio perché ci consente, forse per la prima volta nella storia della città, di non “votare” solo per eleggere un nostro “rappresentante” da inseguire nei corridoi senza sbocco dei palazzi del potere, ma di attivare dal basso un processo virtuoso che ci può aiutare a cambiare la “struttura” stessa della governance territoriale, solitamente gerarchica e verticistica. A partire da noi e dal nostro territorio, spazio, quartiere di riferimento. Siamo un gruppo di donne e partiamo dal presupposto secondo cui non è più il tempo delle “riserve” di genere, delle “quote rosa”, della rappresentanza per “difetto”, “simbolica”, di quell’inclusione che differenzializza a seconda del sesso, del genere, del colore o della classe.
Pensiamo che le differenze siano in sé un valore solo qualora spingano verso la giustizia sociale, l’eguaglianza nelle forme concrete e sostanziali del vivere quotidiano. Non ci interessa entrare nel novero delle “eccellenze femminili” che si mettono al servizio del potere, né tantomeno ci interessa la logica della leaderschip. Noi partiamo dall’esperienza e dal disagio che viviamo in questa città, da troppi anni, ormai, per provare a sperimentare nuove relazioni virtuose, un’altra idea di istituzione, piuttosto che solo una fredda gestione dei rischi e del disagio e vogliamo essere ovunque, vogliamo occuparci di urbanistica, di disagio, di welfare, di beni comuni, di violenza contro le donne, di razzismo, di sanità...
Per questo vi invitiamo a partecipare alla prima riunione del Comitato che si terrà martedi’ 5 febbraio 2013 alle ore 18.30 presso la sede del Comitato Civico Sandro Medici in Via Ostiense 2 Comitato donne “Rigeneriamoci”. Per Sandro Medici sindaco di Roma.
Contributo del Comitato donne "Rigeneriamoci"
A partire dalla discussione, dai bisogni e dagli interventi che ci sono stati nella prima assemblea del forum “Diritti civili e libertà” (e da un primo incontro che ci ha viste riflettere sulle tematiche emerse), riteniamo utile fare una prima proposta in grado di rielaborare i temi stessi proposti dal documento.
Siamo un gruppo di donne e partiamo dal presupposto secondo cui non è più il tempo delle “riserve” di genere, delle “quote rosa”, dei meccanismi di “inclusione differenziale”. Le differenze in sé sono un valore solo quando spingono verso la giustizia sociale e l’eguaglianza.
I diritti civili si sono sempre caratterizzati come “diritti di libertà” nella storia stessa del diritto. Una storia nobile e importante mai recepita dal nostro paese. Tuttavia, crediamo che in questa congiuntura storico-politica, determinata soprattutto dalla crisi della rappresentanza e dal senso stesso delle istituzioni, sia più utile ripartire dalla cittadinanza e dall’autodeterminazione generate dalle pratiche femministe e non, per rilanciare un’idea di libertà all’interno di un processo di democrazia dal basso e per favorire la ricostruzione del tessuto sociale nella città, nonché per partire dalle pratiche già presenti sul territorio che vanno in questa direzione.
La crisi e il neoliberismo hanno spostato l’asse dei bisogni primari delle cittadine e dei cittadini, mentre i discorsi sui diritti civili, spesso, hanno preso la piega dell’individualismo liberale, o la promozione di un’idea di libertà che si colloca solo sui temi della vita e della morte, spesso del tutto sganciate da ciò che sta nel “mezzo” ovvero le nostre vite reali, quelle che si espletano “tra” la vita e la morte.
In base a queste considerazioni proponiamo che l’approccio di base del forum, che porterà all’elaborazione di alcune proposte concrete e condivise, per la costruzione del programma di Sandro Medici, candidato sindaco di Roma, si muova seguendo la linea più ampia delle pratiche di cittadinanza, di autodeterminazione e libertà (alcune già esistenti, altre da reinventare) piuttosto che a partire dall’erogazione dall’alto dei diritti civili.
Il presupposto da cui partiamo è che non v’è libertà senza la sicurezza del reddito e senza la reinvenzione stessa degli strumenti ora disponibili per “gestire” o governare la città. In altre parole proponiamo di dare maggiore valore e consistenza alla condizione materiale delle nostre vite, anziché dedicarci solo all’approccio del “cambiamento di mentalità” in relazione alle cosiddette “politiche di genere” e di inclusione per “quote”.
La crisi divora la nostra libertà prima ancora che la mancanza dei diritti civili e noi crediamo che le donne possano e debbano occuparsi di tutto, a partire dall’esperienza acquisita. L’altro punto per noi fondamentale, strettamente collegato a quanto già detto, riguarda la rivendicazione del principio secondo cui è possibile uscire dall’assistenzialismo che ci vuole incluse/i solo in quanto “vittime” o in quanto identità prestabilite (donne, immigrati, gay, lesbiche, disabili etc.) per proporre e sperimentare, invece, altre buone pratiche votate al riconoscimento e al sostegno delle soggettività che si autodeterminano (quelle che già ci sono e quelle che potremmo mettere in atto).
Contributo del "Mario Mieli" e altre associazioni
COMUNE
1. inserire nello Statuto del Comune il principio di non discriminazione associandolo a quello di pari opportunità già esistente. Il “principio di non discriminazione” garantisce la possibilità di intervenire anche nei confronti delle discriminazioni contro persone lgbt senza alcuna ambiguità lessicale, facendo esplicito riferimento quanto stabilito nell’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, e nell’art. 19 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione che lo estende alle persone lgbt ed alle loro famiglie.
2. Istituire un servizio dedicato alle questioni lgbt dedicato alla “prevenzione e contrasto di ogni forma di discriminazione e di assistenza alle vittime delle stesse” o alle “pari opportunità per tutti e tutte” (altra formulazione di natura europea). In questo modo il servizio sarà rivolto a tutte le persone che rientrano in almeno una delle sei aree di potenziale discriminazione previste dall’articolo 19 del TFEU (genere, religione e credo personale, disabilità, età, origine etnica e nazionale, orientamento sessuale), e può essere associato a servizi già esistenti come quello delle pari opportunità, o a quelli per l’inclusione sociale, ecc.. Ovviamente il Servizio deve avere adeguata dotazione organica e di risorse economiche. Il parametro può essere quello del Comune di Torino dove, in una Città di quasi un milione di abitanti, il servizio lgbt è dotato di 3 persone (dipendenti a tempo pieno) completamente dedicate al tema. Sarebbe opportuno ed importante che a queste strutture siano assegnate risorse di personale non in regime di consulenza, perché poter contare su personale strutturato significa garantire nel tempo tali strutture;
3. avviare un programma di intervento per la prevenzione e il contrasto dell’omofobia e l’assistenza alle vittime di atti di violenza o maltrattamento. Anche questa attività può essere associata o far parte di un programma più generale di lotta ai reati di odio, con l’accortezza che sia sempre esplicitato il riferimento a omofobia e transfobia. In questo ambito gli spunti di intervento possono essere molteplici, basta leggere il Libro Bianco prodotto dal Progetto europeo Ahead (esistente anche in italiano): tra i principali si ricordano le attività di formazione, aggiornamento e sensibilizzazione dei servizi comunali a più forte impatto sociale (vigili urbani, maestre e servizi educativi, servizi sociali) o nei confronti delle popolazioni target (iniziative mirate verso le comunità di migranti, verso l’associazionismo giovanile, la scuola, ecc.). Anche queste attività possono essere ricomprese nell’ambito di programmi più ampi, a condizione che sia esplicito il riferimento alla lotta all’omo/transfobia;
4. approvare la delibera di iniziativa popolare per il riconoscimento delle famiglie di fatto su base anagrafica depositata con 8.000 firme il 17 maggio 2012;
5. approntare iniziative volte a garantire diritti e parità di trattamento ai figli di coppie omosessuali nell’accesso ai servizi di assistenza e al sistema scolastico, educativo, medico e dei servizi sociali;
6. approntare progetti che favoriscano l’accesso al lavoro delle persone trans (corsi professionali, sostegno a cooperative o avvio di iniziative imprenditoriali, microcredito, sgravi di imposte comunali etc.);
7. sostenere iniziative culturali e di ricerca che promuovano una cultura della diversità e la cultura lgbt (es. sostegno a festival di cinema queer, premi letterari, borse di studio, mostre tematiche etc.);
8. coinvolgere le associazioni LGBTI, anche indirettamente ed anche informalmente, nell’ambito della istituzione dei CUG (Comitati Unici di Garanzia, ex art. 21 Legge 183/2010) per incidere sulle politiche del personale e promuovere “diversity management” all’interno della pubblica amministrazione;
9. attivare iniziative di consultazione stabile e formale con le organizzazioni lgbti;
10. co-progettare iniziative specifiche di promozione della salute e prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse, oltre che di informazione ed educazione ad una sessualità responsabile. Questa materia non fa parte delle competenze dirette del Comune, ma può essere sostenuta dallo stesso;
11. individuare, possibilmente per ogni municipio, luoghi idonei alla celebrazione di cerimonie laiche (commiato, matrimonio ecc.) in considerazione del fatto che attualmente a Roma è presente un solo luogo di commiato laico al Tempietto egizio al Campo del Verano e solo 4 luoghi di celebrazioni matrimoniali laiche che portano allo sforamento dei termini legali che prevedono la celebrazione del matrimonio entro 180 giorni dalle pubblicazioni;
12. attuare la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro per tutto il personale del Comune, delle istituzioni e degli enti ad essa collegati (attuazione del D.LGS 216/03 e della Direttiva 2000/78/CE);
13. intervenire sulla formazione degli operatori pubblici, sull’informazione nelle scuole e sulle campagne locali in collaborazione con le associazioni contro le forme di bullismo omo/transfobico, l’educazione sessuale e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili;
14. socializzare la memoria storica delle persone LGBTQI che furono perseguitate durante i totalitarismi, sia attraverso la costruzione di un monumento ad esse dedicato, sia attraverso la promozione e l’organizzazione di iniziative culturali collegate al tema della memoria e della violazione dei diritti delle persone LGBTQI anche nel presente;
15. abbandonare la politica proibizionista e clandestinizzante nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso emersa attraverso la reiterazione delle ordinanze cosiddette “antiprostituzione”;
16. curare i rapporti con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con l’OSCAD, con la Consigliera di Parità, i Consigli di Zona e altre Istituzioni ed Enti europei e nazionali attivi in materia;
17. adottare un Piano comunale contro le discriminazioni e per le pari opportunità per tutti che attraverso l’individuazione di risorse e tempi definisca obiettivi misurabili, nella prevenzione, contrasto e assistenza alle vittime di discriminazione, maltrattamenti e violenze;
18. implementare e ridare slancio alla rete RE.A.DY, Rete Nazionale delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, della quale Roma rappresenta uno dei Comuni fondatori.
Ripartire dai bisogni materiali dei soggetti per un nuovo modello di welfare” - Breve contributo di QueerLab
L’esigenza di immaginare, costruire e sostenere un’idea di città complessiva, che sappia guardare alle differenze come ad un’opportunità sfuggendo al settorialismo, è quanto mai fondamentale per chi - come Queerlab - opera quotidianamente sul territorio romano come vettore di aggregazione sociale, luogo di costruzione di un progetto politico di medio periodo e forma di organizzazione del conflitto nel campo dei diritti delle persone lesbiche, gay, transessuali, bisessuali ed intersessuali (lgbti).
Per questo guardiamo con interesse al progetto politico di Medici per Roma, nel quale – ci pare – esperienze sociali e territoriali diverse (per contenuti, cultura politica, pratiche ed obiettivi) si stanno sforzando di trovare una sintesi, intendendo lo stesso percorso elettorale come un’occasione di ricomposizione. Per lavorare appunto in questa direzione, vorremmo elencare qualche spunto di riflessione sul tema dei diritti civili e, più in generale, di politiche sociali.
Troppo spesso, infatti, il movimento lgbti, nazionale ed anche romano, si è isolato dagli altri movimenti e processi politici con cui dovrebbe essere in strategica e fondamentale continuità, assumendo il piano del codice civile come unico terreno rivendicativo, il vittimismo come unica modalità di soggettivazione e la mediazione al ribasso come unica pratica di contrattazione.
La battaglia per il riconoscimento giuridico dei diritti civili (matrimonio egualitario ed adozione) è sicuramente fondamentale: e in questo senso le proposte di iniziativa sul livello comunale – in particolare l’istituzione della “famiglia anagrafica” sul modello milanese – continuano ad avere una loro centralità.
Questi strumenti, infatti, si dimostrano tanto più utili, non soltanto nell’ottica di inviare segnali forti di cambiamento al legislatore nazionale, quanto piuttosto nelle ricadute pratiche che esse hanno sulla vita materiale degli individui: accesso alle graduatorie di edilizia popolare, accesso alla visita ospedaliera, e accesso alle prestazioni concesse in favore delle coppie dalla contrattazione collettiva e dagli enti bilaterali (e su quest’ultimo punto le prospettive di avanzamento si stanno moltiplicando).
Tutto ciò può assumere una carica che supera il mero (per quanto importante) piano simbolico, soltanto se la nuova giunta comunale sarà pronta ad investire fortemente in politiche di welfare, che includano finalmente la casa alla pari degli altri servizi. Il nuovo welfare che noi auspichiamo ed immaginiamo va al di là dei diritti formali, promuovendo autorganizzazione e autogestione, rendendo i diritti realmente fruibili. Per questo riteniamo che un progetto politico intorno al tema dei diritti civili che ambisca ad obiettivi più sostanziali debba sforzarsi di allargare il proprio discorso.
In primo luogo, per combattere allo stesso modo l’omofobia dilagante a Roma e l’inquietante discorso sull’omofobia tutto improntato sul vittimismo (quello che porta a vedere nelle battaglie per la legge contro l’omofobia l’unico orizzonte rivendicativo concreto e nelle linee telefoniche di supporto l’unico strumento efficace), occorre investire su piani di informazione e di sensibilizzazione, strategicamente mirati (insegnanti, dipendenti pubblici, forze dell’ordine), così come occorre moltiplicare e trasformare i luoghi fisici di assistenza, consulenza e supporto, valorizzando e rafforzando le esperienze positive già esistenti.
In secondo luogo, occorre riscoprire un’attenzione non superficiale al problema della transfobia, che dilaga nelle nostre periferie nell’assordante silenzio generale: quel problema va affrontato privandosi di preconcetti moralistici e a partire dalle storie personali, dai bisogni concreti e dalle scelte delle trans. Questo non può prescindere da una totale rottura con le politiche di criminalizzazione del lavoro sessuale della giunta Alemanno, potenziando i servizi di assistenza e consulenza, soprattutto mobili (unità di strada).
Attraverso piani straordinari di sensibilizzazione e informazione (specialmente nelle scuole) bisogna agire riguardo al tema della prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse, assumendo le linee guida del “safer sex”, che valorizza la coscienza critica, rifiutando l’insidiosa idea che, in fondo, curare sia meglio (leggi: più semplice) che prevenire.
Report dell'incontro del 5 febbraio del Comitato "Rigeneriamoci"
Si e’ riunito in assemblea il 5 febbraio 2013 presso i locali del comitato civico in via Ostiense 2. Hanno partecipato 23 donne fra singole e rappresentanti di gruppi, di eta’ diverse e diverse collocazioni politiche all’interno dell’area di movimento e associazionismo delle donne nella citta’, più un uomo.
Gli interventi richiamavano in parte gli inviti alla discussione contenuti nel documento di costituzione del comitato e convocazione della prima assemblea, in parte sottolineavano aspetti non contenuti o appena accennati nei suddetti documenti.
Sono emerse riflessioni sull’uso strumentale della politica da parte dei partiti, specialmente nelle figure di alcuni candidati sindaco a Roma, delle istanze delle donne, ed e’ stato espresso apprezzamento per il fatto che il comitato donne si sia formato spontaneamente, esprimendosi sulle forme della politica e della rappresentanza.
Maggiore attenzione e’ stata richiesta per la cultura, in ogni sua forma, espressa dalle donne anche con la necessità da parte nostra di inventare nuove forme di comunicazione. E’ stato suggerito il formarsi di tavoli liberi di discussione su temi specifici nei singoli municipi, ma anche la necessità che il comitato donne sia presente a sua volta a tutti i tavoli di discussione già esistenti all’interno del comitato civico per Sandro Medici sindaco.
Attente anche agli aspetti economici e di bilancio dell’amministrazione capitolina, alcune donne presenti hanno denunciato l’inaccessibilità delle informazioni a riguardo fornite dalle attuali istituzioni.
Preziose le testimonianze fornite dalla compagna economista che ha esaminato il bilancio ATAC e la compagna dipendente di questa azienda. E’stata anche espressa preoccupazione per la situazione delle persone e delle donne migranti in questa città e il desiderio di costruire una politica “dal basso” che le veda protagoniste attive.
Forte anche la necessita’ di pervenire a nuove forme di comunicazione ed azioni tese a promuovere e diffondere il più possibile la candidatura di Sandro accolta con fiducia e forza dal Comitato Donne “Rigeneriamoci”. Sono state fatte alcune proposte di intervento nei territori attraverso interviste affinché le cittadine e i cittadini possano esprimere i loro “desideri” riguardo alla città.
Rigeneriamoci: Prossimo incontro: 12 marzo
Il comitato donne Rigeneriamoci si riunisce martedi' 12 marzo 2013 alle 18.30.
All'ordine del giorno come primo punto l'organizzazone della prima 'azione' del nostro comitato. Si parlerà anche di violenza sulle donne e di quali azioni un'amministrazione cittadina possa compiere per favorire il lavoro di centri antiviolenza e operatrici del settore.
ODG:
1) Organizzazione azioni delle donne del comitato, dettagli e proposte.
2) Analisi e riflessioni sul tema della violenza sulle donne. Proposte per azioni e costruzione del programma.
Ci vediamo il 12, sono benvenuti anche i contributi inviati in mailin-list, scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.